venerdì 17 aprile 2015

Madame Bovary


Titolo: Madame Bovary
 
Autore: Gustave Flaubert
 
Anni di pubblicazione: 1856
 
Genere: Romanzo
 
Per le donne, per non diventare Emma... per gli uomini, per non sposare un'Emma
 
 
 
Nel fondo della sua anima, Emma aspettava che qualche cosa accadesse. Come i marinai in pericolo, volgeva gli occhi disperata sulla solitudine della sua vita e cercava, lontano, una vela bianca tra le brume dell'orizzonte. Non sapeva che cosa l'aspettasse, quale vento avrebbe spinto quelle vele fino a lei, su quale riva l'avrebbe portata, né sapeva se sarebbe stata una scialuppa o un vascello a tre ponti, carico di angosce o pieno di felicità fino ai bordi.

Iniziamo dalla trama. Emma Bovary è una giovane donna che sposa un vedovo, da cui ha una figlia e che tradisce ripetutamente. Infrante poi tutte le sue aspettative, dilapidate immense somme di denaro, Emma si toglie la vita. Il marito, che fino all’ultimo si era comportato onestamente, dopo la morte della moglie scopre che le voci su di lei erano fondate, si ammala e muore.

Quando il romanzo venne pubblicato, Gustave Flaubert finì sotto processo per oltraggio alla morale, perché l’adulterio e la vita dissoluta della protagonista del romanzo erano considerati argomenti offensivi per il sentire comune. Flaubert fu assolto, il romanzo ebbe un successo enorme tra i contemporanei e divenne un classico per noi posteri.

Curiosamente, ciò che rese famoso il romanzo, ovvero l’argomento dell’adulterio, non solo è rimasto nel tempo un tema ricorrente, ma ha anzi acquisito una funzione iconoclastica contro il sentire comune. Madame Bovary è l’adultera per eccellenza. Una donna che tradisce il marito è una Madame Bovary.

Scrivo curiosamente perché il tema fondamentale del romanzo non è il tradimento ma è proprio la personalità di Emma.

Emma viene presentata come una giovane donna innamorata, sì, ma non del futuro marito o, in seguito, dei suoi amanti: è innamorata delle sue fantasticherie. Emma si costruisce un futuro immaginario fatto di sogni sentimentali, di avventure indefinite, di lussi inconsistenti e quando si accorge che la realtà non ha attinenze con il suo mondo immaginario decide di fuggire.

L'amore, pensava, doveva manifestarsi di colpo, esplosione di lampi e fulmini, uragano dei cieli che si abbatte sulla vita, la sconvolge, strappa via ogni resistenza come uno sciame di foglie e risucchia nell'abisso l'intero cuore.

Se Flaubert fosse stato un banale autore romantico, avrebbe potuto benissimo scrivere una storia in cui la protagonista, destata dal torpore dopaminico, avrebbe compiuto una scelta concreta e realista. Avrebbe potuto comprendere, la nuova Emma, che la vita non ha niente a che fare con i romanzetti da quattro soldi che legge e magari che ciò che possiede nella realtà, un marito per bene, una vita agiata, una figlia, è quanto di più simile a ciò che desidera.

Se Flaubert fosse stato un provocatore, avrebbe potuto progettare una sorta di femminista ante litteram o un’artista o una donna di cultura.

Emma avrebbe potuto fare molte cose o diventare molti personaggi diversi, ma Flaubert lascia che sia se stessa: fondamentalmente una sciocca emblematica.

I tradimenti, così come lo sperpero di denaro e gli interessi che nutre, sono il risultato di questa sua chimerica ricerca del sogno nella realtà, uno strenuo tentativo di adattare le sue fantasie al mondo: per dirla con Freud, l’assenza del principio di realtà.
 
Emma non suscita nessun sentimento di commiserazione, nemmeno al momento della sua morte, perché questa, che aspirerebbe a essere un gesto eclatante e romantico, riesce soltanto a diventare una lenta fuga patetica. 

Emma si considera tradita dalla vita, è delusa e amareggiata, ma mai, neanche per un istante, ha un ripensamento. Mai tentenna, mai dubita che i suoi aneliti siano sbagliati, mai le sorge il sospetto di avere responsabilità circa la propria infelicità. Delle tristezze poi che arreca agli altri personaggi, degradati a mere comparse nella sua vicenda, non c’è alcuna traccia.

Nel profondo del suo cuore, aspettava che accadesse qualcosa. Come i marinai naufraghi, rivolgeva uno sguardo disperato alla solitudine della sua vita, nella speranza di scorgere una vela bianca tra le lontane nebbie all’orizzonte… Ma non accadeva nulla; Dio voleva così! Il futuro era un corridoio oscuro e la porta in fondo era sbarrata.

Il modo in cui Flaubert descrive Emma è probabilmente la chiave di volta del successo del romanzo, ai suoi tempi come oggi. Il monito di Flaubert non è la supina o stoica accettazione del conformismo borghese, il monito di Flaubert è la ricerca della consapevolezza che il primo tradimento si attua sempre verso se stessi.

E questo è uno dei pregi della Letteratura, che consente di acquisire esperienza senza doverla maturare in prima persona. Se l’insegnamento non viene colto, possiamo sempre contare sulle Emma contemporanee: nelle solitudini volgari di 8 marzo equivoci; nei figli ostentati a bigiotteria di un’esistenza; nei trafiletti di giornali di una cronaca grigia, che non portano la firma di Gustave Flaubert.

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero