Titolo: La Capanna dello Zio Tom
Autrice:
Harret Becker Stowe
Anno di
pubblicazione: 1853
Genere:
Romanzo
Recensione
di: Chiara Bortolin
Un mia cara amica mi aveva chiesto, qualche tempo fa, di
suggerirle un bel romanzo. “Potresti
leggere La Capanna dello Zio Tom, è
bellissimo”. La mia amica, un po’
offesa, mi rispose “Ma è un libro per
bambini”.
Era una giornata
freddissima del mese di febbraio, e nella città di P., nel Kentucky ad ora già
avanzata due gentlemen, seduti
col bicchiere in mano in una ricca sala da pranzo, liberi dall'incomoda
presenza dei servi, discorrevano con molto calore sopra un argomento di alta
importanza. Abbiamo detto due gentlemen,
ma per modo di dire; perché uno di essi, attentamente osservato, a tutto rigore
non appariva tale.
Questo non è un libro per bambini. E’ un fatto anzi curioso:
molta parte della Letteratura anglosassone dell’Ottocento è stata considerata
per molta parte del Novecento, e forse lo è tuttora, letteratura per
l’infanzia. E’ capitato ai libri di Dickens, di Melville, di Twain. Eppure non
erano stati scritti per i bambini, tutt’altro. La maggior parte di questi
romanzi venivano in prima istanza pubblicati a puntate su riviste non solo
rivolte a un pubblico adulto, ma anche acculturato.
Il motivo per cui successivamente siano finiti nelle
biblioteche per ragazzi, francamente non lo so. Ci sono diverse teorie in
proposito, non è un fenomeno trascurato dagli storici della letteratura. Alcuni
sostengono che il motivo stia nel fatto che sono romanzi ad alto contenuto
educativo perché contengono una morale di fondo, come le fiabe classiche. Altri
sostengono che il motivo sia la struttura dei personaggi è piuttosto semplice:
buono e cattivo, eroe e antieroe, furbo e sciocco. Un’altra corrente ancora,
molto più raffinata, ovviamente, sostiene che questo fenomeno sia attribuibile
a una sorta di infantilismo della cultura anglosassone rispetto alla maturità della
cultura europea; tesi che però non spiega perché questo infantilismo della
cultura americana, dovrebbe coinvolgere anche quella inglese, che, per età e
profondità, se non per geografia, risulta ancora di natura europea.
La mia personalissima, e quindi probabilmente sbagliata, tasi
è anche molto meno elegante: semplicemente, per molto tempo i genitori hanno
dato da leggere ai figli quello che avevano letto loro, certi che il contenuto
fosse adatto. D’altronde le vere e proprie narrazioni per ragazzi sono una
trovata editoriale piuttosto recente.
Potremmo poi discutere sulla crudeltà degli educatori nel
riempire i pomeriggi dei loro figli di bambini orfani, matrigne cattive e
orfanotrofi terribili, ma queste sono faccende private!
Sempre per rimanere in ambito privato, la mia cara amica, un
po’ storcendo il naso, lesse La Capanna
dello Zio Tom e ne fu, ammise dopo, contenta.
Ah, come
sono vere le grandi, le eterne parole: "Non potrà conservarsi libera
nessuna nazione in cui la libertà è un privilegio e non un principio"!
Il romanzo è ambientato in America nel periodo precedente la
guerra civile tra nordisti e sudisti. Il protagonista è Tom, uno schiavo di colore,
di animo buono, che, nonostante molte vicissitudini, rimane fedele a se stesso.
La storia di Tom si articola in molti incontri, cambiando di padrone in padrone
per tutta la vita, e questi incontri sono il pretesto, per l’Autrice, per
esprimere le diverse posizioni rispetto al tema della schiavitù.
Oltre a un intreccio avvincente, il romanzo ha il pregio di
essere scritto con garbo, se non proprio con raffinatezza, scorrevole senza
essere banale, complesso senza essere difficile. Mi sento anche di dire, con
una punta di malizia, che, nonostante l’Autrice tratti di nobili sentimenti ed
elevati ideali, non aggrava il testo di toni melodrammatici, di scialbi
piagnistei e sentimentalismi da donnicciole.
Giovanni
van Trompe era stato in altri tempi ricco proprietario di terre e di schiavi
del Kentucky. Essendo stato dotato da madre natura d'un cuore grande, giusto, leale,
non aveva potuto reggere al sistema schiavistico che vigeva nel paese. Un bel
giorno, il suo grande cuore si rifiutò di continuare in quel sistema. Ammassò
tutto il denaro che poté e, passato nello stato dell'Ohio, dove non c'era
schiavitù, comperò un buon appezzamento di terreno, liberò tutti i suoi schiavi
e li mandò laggiù, che ciascuno provvedesse a fare la sua fortuna. Per sé,
risalì il fiume e si andò a stabilire in quella remota e solitaria fattoria,
per vivere in pace con la propria coscienza.
La Capanna dello Zio
Tom non è un
pilastro della Letteratura, ma è credo che abbia diritto a un piccolo posto
nella libreria di casa perché fu, alla sua uscita, fonte di grande dibattito e
svegliò qualche coscienza assopita. Un merito questo che temo pochi best seller,
per bambini o meno, oggi possano vantare!
E un altro piccolo merito va al fatto che, nella sua dolcezza
e nella sua leggerezza, è un libro per tutti: grandi e piccini, colti e
illetterati, giovani e vecchi. Alla resa dei conti, questo non capolavoro della
letteratura, che mi diedero da leggere da bambina e che rilessi con piacere da
adulta, continua a essere un libro a cui affezionarsi.
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