venerdì 18 settembre 2015

La Capanna dello Zio Tom



Autrice: Harret Becker Stowe

Anno di pubblicazione: 1853

Genere: Romanzo

Recensione di: Chiara Bortolin


Un mia cara amica mi aveva chiesto, qualche tempo fa, di suggerirle un bel romanzo. “Potresti leggere La Capanna dello Zio Tom, è bellissimo”. La mia amica, un po’ offesa, mi rispose “Ma è un libro per bambini”.

Era una giornata freddissima del mese di febbraio, e nella città di P., nel Kentucky ad ora già avanzata due gentlemen, seduti col bicchiere in mano in una ricca sala da pranzo, liberi dall'incomoda presenza dei servi, discorrevano con molto calore sopra un argomento di alta importanza. Abbiamo detto due gentlemen, ma per modo di dire; perché uno di essi, attentamente osservato, a tutto rigore non appariva tale.

Questo non è un libro per bambini. E’ un fatto anzi curioso: molta parte della Letteratura anglosassone dell’Ottocento è stata considerata per molta parte del Novecento, e forse lo è tuttora, letteratura per l’infanzia. E’ capitato ai libri di Dickens, di Melville, di Twain. Eppure non erano stati scritti per i bambini, tutt’altro. La maggior parte di questi romanzi venivano in prima istanza pubblicati a puntate su riviste non solo rivolte a un pubblico adulto, ma anche acculturato.

Il motivo per cui successivamente siano finiti nelle biblioteche per ragazzi, francamente non lo so. Ci sono diverse teorie in proposito, non è un fenomeno trascurato dagli storici della letteratura. Alcuni sostengono che il motivo stia nel fatto che sono romanzi ad alto contenuto educativo perché contengono una morale di fondo, come le fiabe classiche. Altri sostengono che il motivo sia la struttura dei personaggi è piuttosto semplice: buono e cattivo, eroe e antieroe, furbo e sciocco. Un’altra corrente ancora, molto più raffinata, ovviamente, sostiene che questo fenomeno sia attribuibile a una sorta di infantilismo della cultura anglosassone rispetto alla maturità della cultura europea; tesi che però non spiega perché questo infantilismo della cultura americana, dovrebbe coinvolgere anche quella inglese, che, per età e profondità, se non per geografia, risulta ancora di natura europea.

La mia personalissima, e quindi probabilmente sbagliata, tasi è anche molto meno elegante: semplicemente, per molto tempo i genitori hanno dato da leggere ai figli quello che avevano letto loro, certi che il contenuto fosse adatto. D’altronde le vere e proprie narrazioni per ragazzi sono una trovata editoriale piuttosto recente.

Potremmo poi discutere sulla crudeltà degli educatori nel riempire i pomeriggi dei loro figli di bambini orfani, matrigne cattive e orfanotrofi terribili, ma queste sono faccende private!

Sempre per rimanere in ambito privato, la mia cara amica, un po’ storcendo il naso, lesse La Capanna dello Zio Tom e ne fu, ammise dopo, contenta.

Ah, come sono vere le grandi, le eterne parole: "Non potrà conservarsi libera nessuna nazione in cui la libertà è un privilegio e non un principio"! 

Il romanzo è ambientato in America nel periodo precedente la guerra civile tra nordisti e sudisti. Il protagonista è Tom, uno schiavo di colore, di animo buono, che, nonostante molte vicissitudini, rimane fedele a se stesso. La storia di Tom si articola in molti incontri, cambiando di padrone in padrone per tutta la vita, e questi incontri sono il pretesto, per l’Autrice, per esprimere le diverse posizioni rispetto al tema della schiavitù.

Oltre a un intreccio avvincente, il romanzo ha il pregio di essere scritto con garbo, se non proprio con raffinatezza, scorrevole senza essere banale, complesso senza essere difficile. Mi sento anche di dire, con una punta di malizia, che, nonostante l’Autrice tratti di nobili sentimenti ed elevati ideali, non aggrava il testo di toni melodrammatici, di scialbi piagnistei e sentimentalismi da donnicciole.

Giovanni van Trompe era stato in altri tempi ricco proprietario di terre e di schiavi del Kentucky. Essendo stato dotato da madre natura d'un cuore grande, giusto, leale, non aveva potuto reggere al sistema schiavistico che vigeva nel paese. Un bel giorno, il suo grande cuore si rifiutò di continuare in quel sistema. Ammassò tutto il denaro che poté e, passato nello stato dell'Ohio, dove non c'era schiavitù, comperò un buon appezzamento di terreno, liberò tutti i suoi schiavi e li mandò laggiù, che ciascuno provvedesse a fare la sua fortuna. Per sé, risalì il fiume e si andò a stabilire in quella remota e solitaria fattoria, per vivere in pace con la propria coscienza.

La Capanna dello Zio Tom non è un pilastro della Letteratura, ma è credo che abbia diritto a un piccolo posto nella libreria di casa perché fu, alla sua uscita, fonte di grande dibattito e svegliò qualche coscienza assopita. Un merito questo che temo pochi best seller, per bambini o meno, oggi possano vantare!

E un altro piccolo merito va al fatto che, nella sua dolcezza e nella sua leggerezza, è un libro per tutti: grandi e piccini, colti e illetterati, giovani e vecchi. Alla resa dei conti, questo non capolavoro della letteratura, che mi diedero da leggere da bambina e che rilessi con piacere da adulta, continua a essere un libro a cui affezionarsi.

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero