Autore: Samuel Rushdle
Anno di pubblicazione: 1988
Genere: Romanzo
Recensione di: Chiara Bortolin
«Per rinascere» cantò Gibreel Farishta, precipitando dai cieli, «devi prima morire. Ho-ji! Ho ji! Per scendere sulla terra rotonda, bisogna prima volare. Tat-taa! Taka-thun! Come puoi ancora sorridere, se prima non avrai pianto? Come conquisti il cuore del tuo amore, signore, senza un sospiro? Baba, se tu vuoi rinascere...» Poco prima dell'alba di un mattino d'inverno, il giorno di Capodanno o pressappoco, due uomini, reali, adulti e vivi, cadevano da grande altezza, seimila metri, verso la Manica, senza l'ausilio di paracadute o di ali, da un cielo limpido.
Leggo
la prima pagina, poi chiudo il libro e mi fermo a pensare. Devo
decidere se sono veramente disposta a leggere le altre mal contate
cinquecento pagine. So che è sbagliato, ma io non mollo mai un libro, se
lo inizio lo finisco, quindi devo decidere in fretta se andare avanti o
meno.
Che
questo Autore sappia il fatto suo lo si capisce subito. Molti Autori
agganciano il lettore con un incipit accattivante, che non sempre è
coerente con ciò che segue. Rushdle ha una strategia diversa, più
brutale, ma anche più onesta: detta le regole subito.
Se
vuoi leggere questo libro: 1) ti devi affidare all’Autore; 2) devi
prestare attenzione; 3) devi usare intelligenza; 4) devi aprire i tuoi
orizzonti. Se cerchi un romanzo ludico, lascia perdere; se cerchi un
romanzo semplice, lascia perdere. Molto corretto. Quando riapro il
libro, l’Autore e io abbiamo accettato un patto: io rispetto le sue
condizioni, adesso tocca a Lui mantenere la promessa!
E
la promessa è mantenuta! Pagina dopo pagina, questo romanzo si rivela
in tutta la sua ricchezza. La trama: un intreccio di storie che si
incontrano, si allontanano, si congiungono. E dentro la trama delle
altre storie, incastonate, come preziose gemme in un gioiello, che alla
fine si rivelano parte integrante della narrazione, cioè del gioiello.
Un vicenda surreale, che assume un connotato reale nel significato.
Una
scrittura particolarissima: frasi lunghe inframmezzate da battute di
spirito; un Autore apparentemente oggettivo, ma che fa capolino, quando
meno te lo aspetti, alla maniera della commedia antica; un uso
spregiudicato delle parole, che sottende la finezza delle sfumature di
significato.
La
costruzione dei personaggi: a parte i due protagonisti, di solidità
granitica, ogni personaggio ha spessore, non ci sono bozzetti, non
tratteggiature, ma anime.
E
poi, i contenuti. Questo è un libro che va riletto, per essere capito,
perché ci sono così tanti concetti su cui ragionare che una prima
lettura può solo comprenderne la profondità, ma non guardarvi dentro.
La
varietà dell’animo umano viene presentata in tantissime sfaccettature
del suo essere. Penso per esempio al concetto di identità: i personaggi
vengono da Paesi diversi e la loro identità si plasma tra la percezione
che hanno di sé e la visione dagli altri e, in questa commistione di
attribuzioni reciproche, si apre un arcobaleno di possibilità che vanno
dalla ricerca sfrenata dell’omologazione all'isolamento totale.
Questo
tema ha il suo contraltare nella percezione del diverso che va
dall'accoglienza entusiastica al rifiuto aprioristico. Rushdle non parla
mai di integrazione, ma spiega che una parola da sola non può essere esaustiva.
Un
altro tema affrontato con straordinaria efficacia è l’amore, che è
anch’esso mutevole, contraddittorio, poliedrico. Gli uomini sono forieri
di emozioni e di sentimenti, le cui genesi sono meno superficiali di
quanto siamo disposti ad ammettere.
Ci
sarebbero moltissimi altri aspetti di cui fare cenno, ma mi soffermo
solo su uno, non se non altro perché il titolo lo richiama
inequivocabilmente. Il libro tratta di religione, nello specifico di
religione islamica. Ci tengo a precisare che Rushdle tratta di islamismo
come un qualunque scrittore di origine europea potrebbe trattare di
cristianesimo: è un sostrato culturale. Detto questo, la religione viene
sviscerata dal suo significato antropologico di anelito verso
l’infinito, al becero adeguamento alle pratiche sociali, dall'adesione
consapevole ed equilibrata all'ottusità più triviale, dal conformismo al
rifiuto.
Questo
libro non è per tutti, ma a tutti i suoi lettori offre una rara
occasione di comprensione, non dell’animo umano, che non potrà mai
essere completamente spiegato, ma della sua complessità. Nella
quotidianità molto si appiattisce in categorie che assomigliano più
spesso alla categoria del pre-giudizio che non alla categoria del
pensiero e Rushdle ce lo ricorda, con straordinaria bravura.
Nessun commento:
Posta un commento