giovedì 10 marzo 2016

I Miserabili

Titolo: I Miserabili

Autore: Victor Hugo

Anno di pubblicazione: 1862

Genere: Romanzo

Recensione di: Chiara Bortolin


Una miserabile. Con questo epiteto qualche giorno fa mi è occorso di definire la protagonista di una vicenda reale. Io per prima, nel ripensarci, mi sono sorpresa, perché la parola miserabile, sia come aggettivo, sia come aggettivo sostantivato, è a dir poco desueta. Di tutti gli insulti con cui oggi si può fare uso, miserabile non è certo il più offensivo.

E’ pur vero che questa parola contiene in sé una dose di disprezzo, almeno nella lingua italiana, che poche altre parole veicolano con la stessa previsione di condanna. Per Hugo non era così. I miserabili che popolano i suoi romanzi, questo in particolare modo, sono persone a cui la vita pone delle condizioni estreme di povertà, ingiustizia, infelicità.

I Miserabili propone una carrellata di personaggi dello strato sociale più basso della  società francese ottocentesca. Il protagonista, Jean Vaijean, è un uomo povero che viene arrestato per aver rubato del pane; questo fatto gli segna per sempre l’esistenza, non solo per i lunghi anni di detenzione, ma anche perché il suo passato di ex galeotto condiziona tutte le sue scelte successive, costringendolo a vivere sempre in fuga, sempre con nomi diversi, sempre nella menzogna.

L'Autore esprime chiaramente il suo disappunto nei confronti di una società che non solo è iniqua nel suo elargire pene, ma che è anche incapace di perdonare e che quindi non consente alcun riscatto. Miserabili diventano tutti coloro che, nati al margine della società, sono sempre a rischio di esclusione, di detenzione, quando non di morte.

Hugo riserva tuttavia ai suoi personaggi una facoltà che pochissimi altri Autori, sensibili ai temi sociali, hanno riservati: la scelta. I miserabili non sono sollevati dalle loro responsabilità: posso scegliere se comportarsi bene o se comportarsi male, nonostante tutto. Questo è probabilmente l’approccio più progressista che ci si possa aspettare e non solo ai tempi di Hugo.

Zola, che pure si batterà per i diritti e l’equità sociale, non offre alcuna possibilità di scelta ai suoi personaggi, che sono tutti ineluttabilmente destinati al fallimento. Hugo regala ai miserabili la libertà e in questo nobilita i suoi personaggi.

Non si può che stare dalla parte di Vaijean nelle sue alterne vicende e non perché sia una vittima delle circostanze, ma al contrario perché di fronte alle circostanze negative è sempre pronto crearsi una sua via. Vaijen assurge così a eroe, con mille paure, con mille dubbi, ma proprio per questo grande.

Non è così per tutti i personaggi: molti scelgono di vivere di espedienti, di furbizie e di inganni, quando non con crudeltà. Hugo non assolve aprioristicamente. C’è un evidente intento pedagogico nel romanzo non solo nella morale della storia, ma anche nelle lunghe dissertazioni in cui con passione lo Scrittore si lancia per argomentare la necessità di un miglioramento sociale.

Questo romanzo ha molti pregi, tra cui la facilità di lettura, la narrazione avvincente, la dolcezza di alcuni passaggi e, a dispetto della sua mole, che potrebbe scoraggiare, la sua leggerezza, che non è mai superficiale, è molto più moderna di tanti libri di denuncia.


Circa i miserabili, che sono sempre esistiti e che ancora oggi affollano le strade del mondo, a ciascun lettore il giudizio. Il dilemma tra società e individuo è ancora aperto, nella sua vastissima complessità, semplicemente non tutti i libri lo rappresentano con tanta ricchezza. 

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero