venerdì 18 marzo 2016

Sociologia del Mercato del Lavoro

Titolo: Sociologia del Mercato del Lavoro

Sottotitolo: Il Mercato del Lavoro tra Famiglia e Welfare

Autore: Emilio Reyneri

Genere: Saggio

Anno di Pubblicazione: 2011

Recensione di: Chiara Bortolin



Ammetto che il titolo non è per niente accattivante. D’altronde questo libro è in primis uno strumento didattico e quindi non confida nel lettore casuale. Posso però dire che, per come è scritto e per i suoi contenuti, potrebbe essere pubblicato anche come un saggio di comune interesse, con il vantaggio di accaparrarsi qualche lettore in più e diffondere un po’ di informazione al di fuori delle mura universitarie.

Il testo di presenta come un’approfondita analisi di sociologia economica sul tema del mercato del lavoro.  L’argomento è molto più prossimo a tutti noi di quanto si potrebbe pensare. Basta fermarsi un momento e pensare a quanti quotidiani pubblichino notizie inerenti a scioperi, ad aziende in crisi, ai risultati che il job act porta o non porta. Basta pensare a quante persone, nella propria cerchia di conoscenze, sono in cerca di lavoro o fanno un lavoro al di sotto delle aspettative o vivono in costante precarietà occupazionale. Questo libro presenta una panoramica della situazione italiana su questi temi.

Ciò che mi è risultato davvero interessante è che il testo smentisce molti luoghi comuni e obbliga a una riflessione che va oltre agli aspetti meramente contrattuali. Faccio alcuni esempi. 
Il disoccupato. Nel pensiero comune il disoccupato per antonomasia è un padre di famiglia, che ha perso il lavoro, che fatica a reinserirsi e che prova un profondo senso di disadattamento.  Falso. Il disoccupato italiano è un giovane, con alto livello di preparazione, che non riesce a inserirsi nel mercato del lavoro.

Se ci fossero più servizi, ci sarebbe una maggior occupazione femminile. L’idea comune è che le donne non lavorano perché la rete sociale e la rete dei servizi alla famiglia non è in grado di sopperire alle necessita di cura verso i figli o verso i genitori anziani. Falso. La maggior parte delle donne che non lavorano non ha neanche mai tentato di inserirsi nel mondo del lavoro e, se lo ha fatto, ha rinunciato al lavoro alla nascita dei figli. La maggioranza delle donne ritiene sia ancora un suo obbligo sociale farsi carico delle incombenze familiari.

Il part time giova all'inserimento lavorativo delle donne. Falso. Ê del tutto evidente, dati alla mano, che i Paesi in cui la presenza femminile nel lavoro è più alta sono i Paesi in cui le donne lavorano a tempo pieno. Guarda il caso, sono anche i Paesi in cui le donne ricoprono più facilmente ruoli di rilievo e mostrano maggiore attaccamento al lavoro.

L’Autore espone i fatti, le interpretazioni e le dinamiche del rapporto economia-società perché, se è vero che l’economia incide moltissimo sulle variazioni sociali, è altrettanto vero che le strutture sociali, sedimentate nel tempo, modificano le scelte economiche. Detto in altre parole: è vero che una fabbrica che chiude comporta oneri economici sulle famiglie che questo ne modifica la struttura; ma è altrettanto vero che un’impresa, prima di aprire uno stabilimento, valuta la risposta che può avere a livello locale, in termini infrastrutturali, certo, ma anche in termini di qualità del lavoro.

E qui arrivano le noti dolenti, là dove i luoghi comuni, pur con qualche aggiustamento, vengono confermati.

Nel Mezzogiorno i problemi occupazionali sono drammatici. Vero, se si leggono le statiche degli occupati dichiarati, se si leggono le cifre di scolarizzazione e inserimento dei giovani nel mercato del lavoro e se si getta uno sguardo ai volumi impressionati di sussidi al reddito.

Il welfare italiano è carente. Vero, se si considera che le istituzioni che dovrebbero impegnarsi per l’inserimento lavorativo portano dei risultati statisticamente non rilevanti; se i centri per la riqualificazione professionale non costituiscono una rete efficiente ed efficace con le imprese; se l’impegno economico dello Stato si limita all’assistenzialismo, all’erogazione di redditi diversi da quello del lavoro, senza per altro sanzionare i comportamenti deviati.


Questo saggio si legge molto agevolmente, perché l’Autore trova un gradevole equilibrio tra esposizione dei concetti, dati e analisi e interpretazioni delle medesime. Da tutte queste informazioni ciascuno può costruirsi o modificare un’opinione personale. Questo non è solo utile a titolo individuale, ma è anche importante sul piano collettivo, del rammentarsi che ciascuno partecipa attivamente, con i propri comportamenti, a modificare la realtà economica del nostro Paese. 

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero