giovedì 19 maggio 2016

Invisible Monsters

Titolo: Invisible Monsters
Autore: Chuck Palanhiuk
Anno di Pubblicazione:1999
Genere: Romanzo
Recensione di: Chiara Bortolin
Ecco dove dovresti essere, a un grande ricevimento di nozze in una enorme villa di West Hills, composizioni floreali e funghi farciti sparsi per tutta la casa. Questa si chiama ambientazione di scena: dove ci sono tutti, chi è vivo, chi è morto. Questo è il grande momento di Evie Cottrell al suo ricevimento nuziale. Evie è in piedi a metà della grande scalinata nell'atrio della villa, nuda dentro quel che rimane del suo vestito da sposa, col fucile ancora in mano.

Quanto a me, io sono in piedi, ma solo fisicamente, in fondo alle scale. La mia mente chissà dov'è.

Ogni volta che apri un libro, tu magari non ci fai neanche più caso, ma fai un patto con l’Autore. Tu accetti di credere a quanto Lui sta per raccontarti: che nei pressi di Como esistesse nel Seicento una coppia di ragazzi innamorati che volevano sposarsi; che Dante sia stato accompagnato da Virgilio a visitare l’Inferno; che l’universo sia stato colonizzato dagli uomini e che questi si spostino da un pianeta all’altro con astronavi potentissime. L’Autore, per parte sua, si impegna, nel momento preciso in cui stende le prime righe, a fare in modo che l’illusione che crea sia coerente.
Questo tacito accordo è stato concettualizzato da Samuel Coleridge come suspension of disbelief, sospensione dell’incredulità. E’ una cosa seria, davvero, perché se l’Autore ti presenta una storia poco coerente o un’ambientazione poco credibile o personaggi mal definiti, tu lettore ti senti tradito, il patto si infrange e il libro finisce in un angolo. Fine dell’incantesimo.
Quando si tratta di Palanhiuk, la sospensione dell’incredulità assomiglia a un abbandono, perché da vero illusionista, sposta la tua attenzione continuamente e tu ti trovi completamente avvolto da una trama di cui fai parte senza capire assolutamente niente fino a quando non arrivi alla fine. A quel punto però devi riconoscere che la magia è riuscita: puoi goderti lo stupore e fare un applauso.

È perché siamo intrappolati nella nostra cultura, nel fatto che siamo esseri umani su questo pianeta con i cervelli che abbiamo, e due braccia e due gambe come tutti. Siamo così intrappolati che qualsiasi via d'uscita riusciamo a immaginare è solo un'altra parte della trappola. Qualsiasi cosa vogliamo, siamo ammaestrati a volerla.
Invisible Monsters è la storia di Shannon, una modella, che un tempo era stata bellissima, ma che non lo è più e non per colpa della vecchiaia. Non posso dirti alto, per non sciuparti la sensazione travolgente di questo romanzo. Posso dirti che i temi sono quelli soliti di Palanhiuk: una critica feroce alla società americana, all’ipocrisia, all’impossibilità di essere se stessi. 
Posso anche dirti che la sua scrittura, rapidissima e magnetica, porta sempre con sé un cinismo ghignante, talmente duro da far sorridere, salvo poi scoprire, con orrore, che ha un fondo di verità.
Posso dirti che questo libro precede Fight Club come origine, ma che l’Autore non riuscì a pubblicarlo, se non dopo l’enorme successo del film tratto da Fight Club. Il successo, anche se in scala minore, arriva anche per questo libro, in America. In questo bisogna riconoscere che la cultura americana, la mentalità americana, per quanto ipocrita, riesce sempre a emendarsi. Il diritto di opinione, il diritto di espressione di se stessi, il diritto di perseguire la felicità sono capisaldi della cultura americana e quindi anche un autore poco garbato, poco politically correct, come Palanhiuk trova spazio e apprezzamento.
In Italia non è così. Questo libro, che pure si trova facilmente in libreria, è considerato di nicchia, un modo elegante per dire che lo leggono in pochi. Qualcuno potrebbe dire che la causa è proprio nell’originalità della narrazione, che chiede un po’ di sforzo al lettore medio abituato a Era una notte buia e tempestosa. Forse c’è anche questo, ma il libro, per leggerlo, bisogna prima averlo in mano.
Io credo piuttosto che questo libro, come altri, non si legga perché non se ne parla e non se parla perché il suo contenuto è scomodo. Se Palanhiuk lamenta il perbenismo americano, il bigottismo della società italiana potrebbe sorprenderlo. Permeati come siamo culturalmente da una religione più declamata che praticata, da un macismo condannato in tv e sostenuto nelle mura domestiche, convinti che a fare opinione siano i comici, nella latitanza degli intellettuali, la vera sospensione dell’incredulità sarebbe aprire gli occhi. 
Quello che grida Palanhiuk dalle sua pagine è che ogni persona, di qualsiasi genere sia o si senta di essere, ha il diritto di provare a essere se stesso, ha il diritto di considerare se stesso oltre il proprio corpo, ha il diritto di avere rispetto di sé senza che gli altri la reputino un mostro.
La vera sospensione dell’incredulità è capire che nel quotidiano, come in un romanzo, l’idea che hai del mondo potrebbe essere sbagliata e potresti capire, a un tratto, di aver preso una cantonata perché la realtà di ogni singolo uomo è sempre molto più complessa di quanto possa apparire. 
E se qualcuno ancora persevera nel raccontare ai bambini o agli adulti che esistono i mostri, io credo sia ora di raccontare che i mostri, quelli veri, sono dentro di noi, si chiamano luoghi comuni, e si possono sconfiggere.   
    Non importa con quanto scrupolo seguirai le indicazioni: avrai sempre l'impressione di aver perso qualcosa, la sensazione sprofondata sotto la tua pelle di non aver vissuto tutto. C'è quel sentimento di caduta nel cuore, per essere andato troppo in fretta nei momenti in cui avresti dovuto fare attenzione. Be', abituati a quella sensazione. È così che un giorno sentirai tutta la tua vita. È solo questione di abitudine. Niente di tutto ciò ha importanza. Ci stiamo solo scaldando.

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero