Autore: Jared Diamond
Anno di pubblicazione: 2014
Genere: Saggio
Recensione di: Chiara Bortolin
La forbice tra le economie nazionali è un aspetto fondamentale della geografia del nostro pianeta. Perché esistono paesi ricchi e paesi poveri?
Devo ammettere che il titolo potrebbe sembrare fuorviante, potrebbe lasciar vagare la fantasia verso orizzonti sentimentali di basse lega o peggio ancora a una pedagogia da borsetta. Niente di più di verso dal contenuto del libro, che raccoglie sette lezioni tenute dall’Autore presso l’università Luiss di Roma.
Il tema trattato, come si può desumere dalla citazione, è la disparità tra paesi ricchi e paesi poveri e, a dispetto della sua gravità intrinseca, l’analisi viene esposta in modo leggero e piacevole.
In poco più di cento pagine l’Autore ci offre una gustosa analisi di sette temi cruciali per comprendere le cause delle disparità. E chiaro che il testo, come le lezioni, non ha la presunzione di esaurire un argomento così complesso, né fare una cronistoria.
L’obiettivo di Diamond è piuttosto offrire degli spunti tematici e metodologici affinché il lettore possa poi muoversi autonomamente nell’approfondimento e nella riflessione.
Si può leggere il primo capitolo, in cui propone un elenco di parametri che influiscono sulla ricchezza di uno Stato, e ragionare su ogni tema singolarmente. Ogni lettore può comprendere come la geografia o la storia di uno stato siano parametri fondamentali nello sviluppo dell’attività economica. E’ interessante avere una visione di insieme, che ha una sua ratio nella generalità, in quanto strutturale.
Si può leggere il capitolo sulla Cina, il cui nome evoca speranze e inquietudini, ma di cui talvolta non si ha presente la dimensione complessiva.
e lezioni si rivolgevano a studenti universitari, il libro si rivolge a un pubblico più ampio, ma non esperto.Da questo punto di vista è apprezzabile il lavoro di Diamond che, a differenza di troppi docenti universitari, sale in cattedra per dare strumenti e non verità preconcette.
Nell’epca in cui tutti pretendono di essere esperti, costringendo talvolta chi lo è davvero a posizioni oscurantiste, l’amore ricorda che la leggerezza non è semplificazioni, che le idee non sono monoliti e che la verità è un processo di ricerca e non un processo da talk show.
Dopo aver letto questa gradevole introduzione al tema, viene voglia di affrontare il testo per cui Daimond è arrivato alla ribalta Armi, Acciaio e Malattie, del 1997, che gli valse il Pulitzer.
Può sembrare strano che uno scienziato, un ornitologo, come il sottotitolo e le biografie lo definiscono, si cimenti in un’analisi che ha tutto l’aspetto di uno studio umanistico. Io trovo, lo dico da umanista, molto interessante questa commistione di interessi, che ribadisce un carattere libertario della cultura, una forma di sua democraticità intrinseca, un irrefrenabile desiderio di andare oltre i limiti di ciò che è noto,
A questo punto verrebbe naturale fare un excursus sul concetto di confine, come limite e come oltre, ma per questo rimando a Da te solo a tutto il mondo, che offre ampi e piacevoli orizzonti, non solo geografici.
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