giovedì 8 gennaio 2015

Vicolo del Mortaio


 Autore: Naguib Mahfouz
Titolo: Vicolo del Mortaio
Anno di Pubblicazione: 1947
Genere: Romanzo
Recensione di: Chiara Bortolin
 
Per chi vuol leggere un bel romanzo di vita.
 

«Il mattino rischiarò il Vicolo e un raggio di sole colpì la parte più alta del muro del bazar e del negozio di barbiere. Songor, il garzone del caffè, riempiva un secchio e bagnava per terra. Cominciava un’altra pagina di vita quotidiana e gli abitanti del Vicolo davano silenziosamente il benvenuto al nuovo giorno. […] Così la vita tornava a scorrere nel Vicolo nel modo consueto, […] ben presto ogni notizia si smorzava in quel lago placido e stagnante, dove, al giungere della sera, gli avvenimenti del mattino svanivano nell’oblio.»
Abbiamo tutti un nostro Vicolo del Mortaio: il bar in cui andiamo a prendere il caffè al mattino, il vicino di casa con cui scambiano due chiacchiere sulle scale, il compagno di giochi di infanzia che ancora incrociamo quando andiamo a trovare i nonni.
Vicolo del Mortaio è la via delle vite che si incontrano, si scontrano, si uniscono e si dividono. Le gioie, i dolori, i pettegolezzi, le confidenze, che negli anni si succedono.
«Il tramonto si annunciava e il Vicolo del Mortaio andava coprendosi di un velo bruno, reso ancora più cupo dalle ombre dei muri che lo cingevano da tre lati. Si apriva sulla Sanadiqiyya e poi saliva, in modo irregolare: una bottega, un caffè, un forno. Di fronte ancora una bottega, un bazar e subito la sua breve gloria terminava contro due case a ridosso, entrambe di tre piani.»
Vicolo del Mortaio è il delicato e ironico racconto di un crocevia di vite, di personaggi, buoni e cattivi, di piccole miserie e personali grandiosità, di successi e di insuccessi. Ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale a Il Cairo, come in tutti i grandi romanzi, le vicende sono fuori dal tempo e fuori dalla storia, contemporanee al lettore di ogni periodo storico.

E proprio per questa profondità di lettura dell’animo umano, le differenze culturali, ideologiche e religiose si ammorbidiscono in un contesto, sono uno sfondo, un tocco di colore all’umanità, come a dire che, nonostante tutto, siamo solo e semplicemente uomini.

Io non so, francamente, se questo libro in sé meritasse il Nobel. So però che certamente lo meritava Nagib Mahfuz. Il Nobel per la Letteratura identifica un’opera rappresentativa dell’autore, che però viene premiato per tutta la sua produzione, che deve aver apportato un contributo significativo all’umanità.
Mahfuz era un docente universitario, era uno scrittore di fama internazionale, era uno studioso di eccezionale levatura intellettuale. Avrebbe potuto lavorare in qualsiasi Università occidentale, avrebbe potuto godere della protezione di uno Stato occidentale, avrebbe potuto continuare i suoi studi e il suo lavoro sotto scorta. Invece ha scelto di rimanere in Egitto, di continuare a metterci la faccia e alla fine è stato vittima di un attentato, che non lo ha ucciso, ma gli ha procurato un’invalidità permanente.

Io non credo che i due attentatori, estremisti islamici, che lo hanno accoltellato sulla soglia di casa sua, a cui lui aveva aperto la porta, come ospiti, avessero mai letto le sue opere.
Non credo che avessero letto le sue opere, e neanche altre, gli attentatori di New York, di Londra, di Madrid e di Parigi. Credo anzi che questa gente abbia letto un solo libro, per altro, senza nemmeno capirlo tanto bene.

Diceva Heine: «Là dove si bruciano i libri, si finisce per bruciare gli uomini». Ed è questa, indubbiamente, una verità storica. Ma l’altra verità storica, è che, bruciati i libri e bruciati gli uomini, sopravvivono sempre le idee.
E’ necessario oggi leggere Vicolo del Mortaio. Perché è un bel libro, perché si legge volentieri e si legge volentieri perché è familiare, perché è un libro sulla vita.
Nessuna ideologia, nessuna cultura, nessuna idea, se buona, può far dimenticare che al centro di tutto c’è sempre l’uomo.

Solo una cattiva ideologia, solo una cultura deviata, solo un dio sbagliato può legittimare un uomo a uccidere altri uomini.
Compriamo questo libro, per difenderci, per attaccare, per sapere. Per ricordarci, sfogliandolo, che l’unica vera arma di distruzione di massa è l’ignoranza.

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero