Titolo: Il Gattopardo
Anno di Pubblicazione: 1959
Genere: Romanzo
Recensione di: Chiara Bortolin
Per giocare, bisogna conoscere le regole
Noi
fummo i Gattopardi, i Leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalletti, le
iene; e tutti quanti, gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci
il sale della terra.
I Gattopardi, ovvero chi gestisce il
potere. Il punto focale del libro è che i Gattopardi ci sono e ci saranno
sempre. Ci sarà sempre un ristretto gruppo di persone che gestisce un potere
enorme. Questo romanzo tratta del sistema che alimenta se stesso.
Curioso è che nel sistema ci cadde anche l’Autore: perché le prime due case editrici che ricevettero il manoscritto lo rifiutarono. Mondadori e Einaudi lo rimandarono indietro, con tanti ringraziamenti e un secco diniego. Tant’è che Tomasi non lo vide mai pubblicato.
Il romanzo venne dato alle stampe
postumo, dopo grandi insistenze, da Feltrinelli. Ricevette il premio Strega e
divenne un best-seller in pochissimo tempo. Ebbe inoltre una trasposizione
cinematografica, anch’essa di grande successo.
Curioso, ma significativo: il sistema ha
le sue regole. La lezione che Tomasi avrebbe voluto impartire, si sarebbe
realizzata come una profezia. Pare che Elio Vittorini ne fosse poi molto
rammaricato, il suo più grande errore editoriale. Forse.
Il romanzo è ambientato in Sicilia,
negli anni del Risorgimento e, attraverso i due protagonisti, descrive il
passaggio del potere da aristocratico a borghese. La vicenda delinea questa
lotta, combattuta con garbo nei salotti, per il mantenimento, nel mutamento,
del potere.
Dinamiche sottili come stiletti:
battaglie affrontate a suon di valzer, di corteggiamenti e di amene discussioni
in studioli ovattati. Il volto pulito del potere che non riesce a coprire il
fetore dei cadaveri che lascia per strada.
L'immagine
di quel corpo sbudellato riappariva però spesso nei ricordi come per chiedere
che gli si desse pace nel solo modo possibile al Principe: superando e
giustificando il suo estremo patire in una necessità generale. Perché morire
per qualche d'uno o per qualche cosa, va bene, è nell'ordine; occorre però
sapere o, per lo meno, esser certi che qualcuno sappia per chi o per che si è
morti; questo chiedeva quella faccia deturpata; e appunto qui cominciava la
nebbia.
Il Risorgimento, come esempio, come
contesto, per spiegare un meccanismo che fa parte della storia dell’uomo, da
quando vive in gruppi sociali: ci sarà sempre qualcuno che gestisce il potere e
qualcuno che lo demanda e lo riceve indietro sotto forma di Legge.
Il potere ha le sue regole, i suoi
confini, i suoi giocatori. Il primo problema è capire chi detiene il potere. Il
secondo problema invece è capire chi può entrare in gioco. Il terzo problema è
giocare. Infine, chi può cambiare le regole del gioco e migliorarle. La
faccenda ricorda una situazione di gioco tra bambini: qualcuno porta il
pallone, qualcuno fa le squadre, qualcuno chiede di aggiungersi, qualcuno
propone nuove regole.
E’ evidente che qualcuno resta fuori dal
gioco oggi, domani, sempre. E’ evidente che molti potranno giocare e rivelarsi
campioni, mediocri o incapaci. E’ evidente che un buon lavoro di squadra
potrebbe far vincere o perdere. Ma ancora più evidente è che il proprietario
del pallone decide sempre.
L’autore ci guida attraverso una narrazione
avvincente e una struttura al contempo complessa e semplice alla scoperta di un
gioco che non riguarda i bambini ma il sistema di potere. Il sistema e i
sistemi perché, come ogni giocatore necessita di una squadra, gli uomini di
potere necessitano di alleanze.
E ogni squadra avrà necessità di una
squadra avversaria, un sistema precedente, un vecchio alleato divenuto nemico
da sfidare. I veri campioni, i veri Gattopardi, riescono sempre a trovare una
squadra in cui giocare, sono anzi cercati dalle squadre, i veri campioni
sfilano il pallone del potere, se lo fanno passare e ne diventano i legittimi
proprietari per abilità.
Tomasi di Lampedusa aveva fatto tesoro
della sua esperienza familiare e aveva dato una lettura al passato recente, con
tremendo anticipo sul futuro prossimo. Come dire: la palla ruota per il campo
d’Italia, attraverso la storia, attraverso i personaggi, veri o immaginari.
Proprio perché la lezione è sempre
quella, questo romanzo sembra così attuale. Il libro venne dato alle stampe nel
1959: dieci anni dopo sarebbero iniziati gli anni di piombo. Se qualche escluso
dal campo prova a sottrarre il pallone per giocare un’altra partita, avrà due
nemici, perché se c’è un pallone, c’è un solo campo. Se vuoi partecipare giochi
nel sistema, non fuori di esso. Qualcuno non aveva imparato la lezione.
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.
Il sistema può mutare, può assumere
volti diversi, può sposare un’ideologia o un’altra, ma resta sempre e solo un
gioco di potere in cui i veri campioni sono sempre i Gattopardi.
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