venerdì 17 luglio 2015

Il Gattopardo

Autore: Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Titolo: Il Gattopardo

Anno di Pubblicazione: 1959

Genere: Romanzo

Recensione di: Chiara Bortolin


Per giocare, bisogna conoscere le regole
 
 
Noi fummo i Gattopardi, i Leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti, gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.

I Gattopardi, ovvero chi gestisce il potere. Il punto focale del libro è che i Gattopardi ci sono e ci saranno sempre. Ci sarà sempre un ristretto gruppo di persone che gestisce un potere enorme. Questo romanzo tratta del sistema che alimenta se stesso.

Curioso è che nel sistema ci cadde anche l’Autore: perché le prime due case editrici che ricevettero il manoscritto lo rifiutarono. Mondadori e Einaudi lo rimandarono indietro, con tanti ringraziamenti e un secco diniego. Tant’è che Tomasi non lo vide mai pubblicato.

Il romanzo venne dato alle stampe postumo, dopo grandi insistenze, da Feltrinelli. Ricevette il premio Strega e divenne un best-seller in pochissimo tempo. Ebbe inoltre una trasposizione cinematografica, anch’essa di grande successo.

Curioso, ma significativo: il sistema ha le sue regole. La lezione che Tomasi avrebbe voluto impartire, si sarebbe realizzata come una profezia. Pare che Elio Vittorini ne fosse poi molto rammaricato, il suo più grande errore editoriale. Forse.

Il romanzo è ambientato in Sicilia, negli anni del Risorgimento e, attraverso i due protagonisti, descrive il passaggio del potere da aristocratico a borghese. La vicenda delinea questa lotta, combattuta con garbo nei salotti, per il mantenimento, nel mutamento, del potere.

Dinamiche sottili come stiletti: battaglie affrontate a suon di valzer, di corteggiamenti e di amene discussioni in studioli ovattati. Il volto pulito del potere che non riesce a coprire il fetore dei cadaveri che lascia per strada.

L'immagine di quel corpo sbudellato riappariva però spesso nei ricordi come per chiedere che gli si desse pace nel solo modo possibile al Principe: superando e giustificando il suo estremo patire in una necessità generale. Perché morire per qualche d'uno o per qualche cosa, va bene, è nell'ordine; occorre però sapere o, per lo meno, esser certi che qualcuno sappia per chi o per che si è morti; questo chiedeva quella faccia deturpata; e appunto qui cominciava la nebbia.

Il Risorgimento, come esempio, come contesto, per spiegare un meccanismo che fa parte della storia dell’uomo, da quando vive in gruppi sociali: ci sarà sempre qualcuno che gestisce il potere e qualcuno che lo demanda e lo riceve indietro sotto forma di Legge.

Il potere ha le sue regole, i suoi confini, i suoi giocatori. Il primo problema è capire chi detiene il potere. Il secondo problema invece è capire chi può entrare in gioco. Il terzo problema è giocare. Infine, chi può cambiare le regole del gioco e migliorarle. La faccenda ricorda una situazione di gioco tra bambini: qualcuno porta il pallone, qualcuno fa le squadre, qualcuno chiede di aggiungersi, qualcuno propone nuove regole. 

E’ evidente che qualcuno resta fuori dal gioco oggi, domani, sempre. E’ evidente che molti potranno giocare e rivelarsi campioni, mediocri o incapaci. E’ evidente che un buon lavoro di squadra potrebbe far vincere o perdere. Ma ancora più evidente è che il proprietario del pallone decide sempre. 

L’autore ci guida attraverso una narrazione avvincente e una struttura al contempo complessa e semplice alla scoperta di un gioco che non riguarda i bambini ma il sistema di potere. Il sistema e i sistemi perché, come ogni giocatore necessita di una squadra, gli uomini di potere necessitano di alleanze.

E ogni squadra avrà necessità di una squadra avversaria, un sistema precedente, un vecchio alleato divenuto nemico da sfidare. I veri campioni, i veri Gattopardi, riescono sempre a trovare una squadra in cui giocare, sono anzi cercati dalle squadre, i veri campioni sfilano il pallone del potere, se lo fanno passare e ne diventano i legittimi proprietari per abilità.

Tomasi di Lampedusa aveva fatto tesoro della sua esperienza familiare e aveva dato una lettura al passato recente, con tremendo anticipo sul futuro prossimo. Come dire: la palla ruota per il campo d’Italia, attraverso la storia, attraverso i personaggi, veri o immaginari.

Proprio perché la lezione è sempre quella, questo romanzo sembra così attuale. Il libro venne dato alle stampe nel 1959: dieci anni dopo sarebbero iniziati gli anni di piombo. Se qualche escluso dal campo prova a sottrarre il pallone per giocare un’altra partita, avrà due nemici, perché se c’è un pallone, c’è un solo campo. Se vuoi partecipare giochi nel sistema, non fuori di esso. Qualcuno non aveva imparato la lezione.
 
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.

Il sistema può mutare, può assumere volti diversi, può sposare un’ideologia o un’altra, ma resta sempre e solo un gioco di potere in cui i veri campioni sono sempre i Gattopardi. 

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero