giovedì 23 luglio 2015

Il Libro Nero delle Brigate Rosse


Autore: Pino Casamassima

Titolo: Il Libro Nero delle Brigate Rosse

Anno di Pubblicazione:

Genere:  Saggio


Recensione dii: Chiara Bortolin




Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell’uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo. (Aldo Moro)

 
Tutto ciò che è possibile fare per combattere questo sistema è dovere farlo.

Ne avevamo fatto cenno per Il Gattopardo, se ricordi: c’è il sistema e c’è qualcuno che prova a operare fuori dal sistema. Il Terrorismo, in tutte le sue forme, da quello della nostra storia più recente alla cronaca, è l’emblema del contro-sistema.

Non è la mia opinione, intendiamoci. E’ una chiara e precisa rivendicazione di coloro i quali fanno parte delle organizzazioni rivoluzionarie.

Il Libro Nero delle Brigate Rosse non è un romanzo, non tratta di finzione narrativa, è un saggio storico che ripercorre la nascita e l’evoluzione della più rappresentativa organizzazione sovversiva italiana. L’oggettività dei fatti è ribadita nelle parti che succedono alla narrazione: un elenco di date, di nomi, di biografie. La storia nel suo significato più asettico.

L’Autore sceglie un approccio interessante. Solitamente si legge nei libri di storia contemporanea del Terrorismo come fenomeno che ha attraversato la storia, che è tautologicamente Storia del Sistema. Un certo approccio storico-sociologico addirittura considera il sistema così evoluto da prevedere e annientare un’anomalia interna: in questa interpretazione il Terrorismo sarebbe da considerare un fenomeno prevedibile, gestibile e, comodamente definito a posteriori, risolvibile.

L’Autore sceglie un punto di vista differente: racconta la storia del Terrorismo in un contesto storico più ampio che è quello dell’Italia post sessantottina. La Storia, quella grande, quella che ha vinto, diventa la base di questa narrazione di fatti, ma su questa base si stagliano le figure che per alcuni anni hanno dato vita a quell’organizzazione che ormai ricordiamo tutta d’un fiato lebrigaterosse.

Dentro le fabbriche, in alcuni circoli di partito, nei corridoio delle università, dentro i palazzi costruiti in fretta e nei giardinetti sotto casa, singoli individui compiono delle scelte, si incontrano, condividono idee e attivanp il primo nucleo trasversale di un’organizzazione terroristica.

I nostri punti di riferimento sono il marxismo-leninismo, la rivoluzione culturale cinese e l’esperienza in atto dei movimenti guerriglieri metropolitani.

Io mi sono sempre incagliata su questo. Non ho mai capito, lo dico sinceramente. Non ho mai capito come sia possibile che una persona possa fare un salto nell’ombra di questo genere. Lo so: vai al bar al mattino, sullo schermo trasmettono il telegiornale e mentre raschi lo zucchero dal fondo della tazzina, Mario, il barista, commenta la quotidiana strage di innocenti che si è verificata in un luogo che tu ignori non solo geograficamente. Alzi le spalle, scuoti la testa, Mario dice “Ma come si fa?” e dà un colpo di straccio al bancone, tu lasci una moneta mormorando “D’altronde…”

No, io me lo chiedo sul serio. Perché voglio capire. Mi metto nei panni scomodi di chi ha perso. Io sono una persona integrata: ho un lavoro o sto studiando, ho dei genitori oppure una moglie, magari un figlio, magari mi sono anche comprato una motoretta. A un certo punto ho una pistola in mano e sto sparando a uno sconosciuto in nome della lotta proletaria.
 
Mi ci romperò la testa sopra, non ci arrivo. Ammazzare una persona o rapirla o derubarla, non è uno scherzo, non è una cosa che possono fare tutti. Lo si dice, così, per scherzare, con una superficialità che ci si rimprovera un attimo dopo, ma farlo!

La motivazione che ci va. Io non ci arrivo. Ma queste persone ci sono arrivate e queste persone hanno dei nomi, dei volti delle storie che non sono diverse da altre, se non nell’epilogo.

Il libro ripercorre le biografie, personali e ideologiche, l’evoluzione delle idee, il susseguirsi delle decisioni che divennero fatti. Perché i fatti, quelli sì, non hanno punto di vista, ma solo punti fermi. Lapidari.

Nel libro l’Autore ci offre una carrellata di documenti che riproducono le analisi pro e contro il sistema, la lotta per un sistema alternativo che aveva dei passaggi da compiere, ma di cui, curiosamente, non si immaginava un futuro. Si progettavano nei minimi dettagli rapine, assalti, rapimenti in nome di un futuro che non era stata progettato. Si combatteva il sistema, in nome di un altro che si presupponeva migliore. Si faceva l’assalto al Palazzo d’inverno, non sapendo davvero che cosa si sarebbe fatto: dalla manutenzione alle scelte più radicali.

Io credo che sia importante conoscere i meccanismi del sistema, ma credo che sia altrettanto importante conoscere i meccanismi del contro-sistema, che è comunque un sistema, e che, se vincesse, diventerebbe il nuovo.

Io non ho capito e per questo continuo a studiare, continuo a leggere, e riapro ogni tanto questo libro, perché la domanda “Come si fa?” deve ricevere, prima o poi, una risposta cha vada oltre un sospiro.


 

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero