Autore: Pino Casamassima
Titolo: Il Libro Nero delle Brigate Rosse
Anno di Pubblicazione:
Genere: Saggio
Recensione dii: Chiara Bortolin
Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell’uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo. (Aldo Moro)
Tutto ciò che è
possibile fare per combattere questo sistema è dovere farlo.
Titolo: Il Libro Nero delle Brigate Rosse
Anno di Pubblicazione:
Genere: Saggio
Recensione dii: Chiara Bortolin
Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell’uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo. (Aldo Moro)
Ne avevamo fatto
cenno per Il Gattopardo, se ricordi: c’è il sistema e c’è qualcuno che
prova a operare fuori dal sistema. Il Terrorismo, in tutte le sue forme, da
quello della nostra storia più recente alla cronaca, è l’emblema del
contro-sistema.
Non è la mia
opinione, intendiamoci. E’ una chiara e precisa rivendicazione di coloro i
quali fanno parte delle organizzazioni rivoluzionarie.
Il Libro Nero delle
Brigate Rosse
non è un romanzo, non tratta di finzione narrativa, è un saggio storico che
ripercorre la nascita e l’evoluzione della più rappresentativa organizzazione
sovversiva italiana. L’oggettività dei fatti è ribadita nelle parti che
succedono alla narrazione: un elenco di date, di nomi, di biografie. La storia
nel suo significato più asettico.
L’Autore sceglie un
approccio interessante. Solitamente si legge nei libri di storia contemporanea
del Terrorismo come fenomeno che ha attraversato la storia, che è tautologicamente
Storia del Sistema. Un certo approccio storico-sociologico addirittura
considera il sistema così evoluto da prevedere e annientare un’anomalia
interna: in questa interpretazione il Terrorismo sarebbe da considerare un
fenomeno prevedibile, gestibile e, comodamente definito a posteriori,
risolvibile.
L’Autore sceglie un
punto di vista differente: racconta la storia del Terrorismo in un contesto
storico più ampio che è quello dell’Italia post sessantottina. La Storia,
quella grande, quella che ha vinto, diventa la base di questa narrazione di
fatti, ma su questa base si stagliano le figure che per alcuni anni hanno dato
vita a quell’organizzazione che ormai ricordiamo tutta d’un fiato lebrigaterosse.
Dentro le
fabbriche, in alcuni circoli di partito, nei corridoio delle università, dentro
i palazzi costruiti in fretta e nei giardinetti sotto casa, singoli individui
compiono delle scelte, si incontrano, condividono idee e attivanp il primo
nucleo trasversale di un’organizzazione terroristica.
I nostri punti di
riferimento sono il marxismo-leninismo, la rivoluzione culturale cinese e
l’esperienza in atto dei movimenti guerriglieri metropolitani.
Io mi sono sempre
incagliata su questo. Non ho mai capito, lo dico sinceramente. Non ho mai
capito come sia possibile che una persona possa fare un salto nell’ombra di
questo genere. Lo so: vai al bar al mattino, sullo schermo trasmettono il
telegiornale e mentre raschi lo zucchero dal fondo della tazzina, Mario, il
barista, commenta la quotidiana strage di innocenti che si è verificata in un
luogo che tu ignori non solo geograficamente. Alzi le spalle, scuoti la testa,
Mario dice “Ma come si fa?” e dà un colpo di straccio al bancone, tu lasci una
moneta mormorando “D’altronde…”
No, io me lo chiedo
sul serio. Perché voglio capire. Mi metto nei panni scomodi di chi ha perso. Io
sono una persona integrata: ho un lavoro o sto studiando, ho dei genitori
oppure una moglie, magari un figlio, magari mi sono anche comprato una
motoretta. A un certo punto ho una pistola in mano e sto sparando a uno
sconosciuto in nome della lotta proletaria.
Mi ci romperò la
testa sopra, non ci arrivo. Ammazzare una persona o rapirla o derubarla, non è
uno scherzo, non è una cosa che possono fare tutti. Lo si dice, così, per
scherzare, con una superficialità che ci si rimprovera un attimo dopo, ma
farlo!
La motivazione che
ci va. Io non ci arrivo. Ma queste persone ci sono arrivate e queste persone
hanno dei nomi, dei volti delle storie che non sono diverse da altre, se non
nell’epilogo.
Il libro ripercorre
le biografie, personali e ideologiche, l’evoluzione delle idee, il susseguirsi
delle decisioni che divennero fatti. Perché i fatti, quelli sì, non hanno punto
di vista, ma solo punti fermi. Lapidari.
Nel libro l’Autore
ci offre una carrellata di documenti che riproducono le analisi pro e contro il
sistema, la lotta per un sistema alternativo che aveva dei passaggi da
compiere, ma di cui, curiosamente, non si immaginava un futuro. Si progettavano
nei minimi dettagli rapine, assalti, rapimenti in nome di un futuro che non era
stata progettato. Si combatteva il sistema, in nome di un altro che si
presupponeva migliore. Si faceva l’assalto al Palazzo d’inverno, non sapendo
davvero che cosa si sarebbe fatto: dalla manutenzione alle scelte più radicali.
Io credo che sia
importante conoscere i meccanismi del sistema, ma credo che sia altrettanto
importante conoscere i meccanismi del contro-sistema, che è comunque un
sistema, e che, se vincesse, diventerebbe il nuovo.
Io non ho capito e
per questo continuo a studiare, continuo a leggere, e riapro ogni tanto questo
libro, perché la domanda “Come si fa?” deve ricevere, prima o poi, una risposta
cha vada oltre un sospiro.
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