Autore: Anthony Burgess
Titolo: Arancia Meccanica
Anno di Pubblicazione: 1962
Genere: Romanzo
Folleggiammo alquanto con altri viaggiatori della notte da autentici sbarazzini della strada, poi decidemmo che era ora di eseguire il numero "visita a sorpresa": un po' di vita, qualche risata e una scorpacciata di ultraviolenza
Ho letto di
recente un articolo che Burgess scrisse per spiegare le finalità e gli spunti
che questo libro offre. E visto che Burgess si spiega benissimo da solo, non c’è
proprio bisogno che io faccia brutta figura tentando di riassumerlo. Trovi l’articolo
cliccando sul nome dell’Autore.
Vorrei
invece soffermarmi su un altro aspetto di questo libro, da cui è stato tratto l’omonimo
discusso film, ovvero l’immaginario.
La maggior
parte delle persone non ha mai letto il libro, qualcuno ha visto il film, ma
tutti pensano di avere un’opinione abbastanza circostanziata. Questo perché l’eco,
a decenni dalla pubblicazione, è ancora forte.
La
maggioranza delle persone ritiene che Arancia
Meccanica sia la rappresentazione più eclatante della violenza peggiore:
ingiustificata, discrezionale e appagante. Per questo le brave presone non
leggono il libro, non guardano il film, vietano entrambi ai minori.
Che mi si
dovrebbe spiegare, di grazia, perché si proteggano i minori da Arancia Meccanica, ma si consenta loro
di accedere a contenuti di cronaca, di una crudeltà inusitata, con la
leggerezza del quotidiano telegiornale mentre si cena.
Parrebbe che
l’immaginario faccia più paura del reale, che la fantasia della crudeltà sia
più pericolosa della sua realizzazione, che intuire il male sia peggio che
guardarlo in faccia.
Arancia Meccanica tratta di violenza è vero, ma con
intelligenza. La lettura del libro obbliga a rispolverare la propria. Nell’affrontare
la lettura si è costretti a ragionare, a porsi delle domande, a rivedere i
propri confini. Ci si scopre a stanare se stessi e a chiedersi: ma io da che
parte sto?
Sto dalla
parte di Alex, che nell’esercitare la propria libertà commette atti efferati,
ma che nel non esercitarla viene annullato?
Sto dalla
parte delle vittime casuali e innocenti, che legittimamente chiedono giustizia,
ovvero l’esercizio legale e strutturato della violenza?
Sto dalla
parte della Legge? Sto dalla parte della Morale? Quale legge? Quale morale? Perché
entrambe cambiano nei tempi e non ci sarà mai un concetto definitivamente
giusto o definitivamente sbagliato.
Allora forse
è questo che fa paura: il dubbio. Non si rifiuta la violenza, ma il
disorientamento che questa produce. Non si elimina il dolore, si ingurgita l’analgesico
dell’ignorarlo. Non si sceglie di proteggere i minori da scene cruente, si
evita di dare loro spiegazioni scomode.
Ci si
racconta che il mondo è già brutto così, che tanto le disgrazie già accadono e
che quindi non è il caso di infarcire la testa di altre balzane idee. In
definitiva si sceglie di non sapere.
Arancia Meccanica ha due finali. E questo ti obbliga a
scegliere. Non voglio sostenere che si deve per forza leggere questo libro,
dico che se si sceglie di non leggerlo, si dovrebbe avere almeno chiaro il perché,
come in tutte le scelte.
L’unico
punto fondante dell’esercizio della libertà, in tutte le sue forme, è sempre la
consapevolezza. Se si abdica alla consapevolezza, si rinuncia alla libertà. Il
problema è che questo non sc esime dalla responsabilità e neanche della violenza.
completamente condivisibile
RispondiEliminaCinebrivido, però è Burgess, non Borges!
RispondiEliminaRingrazio per la segnalazione!
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