venerdì 3 luglio 2015

Arancia Meccanica


 
Titolo: Arancia Meccanica
 
Anno di Pubblicazione: 1962
 
Genere: Romanzo
 
Folleggiammo alquanto con altri viaggiatori della notte da autentici sbarazzini della strada, poi decidemmo che era ora di eseguire il numero "visita a sorpresa": un po' di vita, qualche risata e una scorpacciata di ultraviolenza
 
 
Ho letto di recente un articolo che Burgess scrisse per spiegare le finalità e gli spunti che questo libro offre. E visto che Burgess si spiega benissimo da solo, non c’è proprio bisogno che io faccia brutta figura tentando di riassumerlo. Trovi l’articolo cliccando sul nome dell’Autore.

Vorrei invece soffermarmi su un altro aspetto di questo libro, da cui è stato tratto l’omonimo discusso film, ovvero l’immaginario.

La maggior parte delle persone non ha mai letto il libro, qualcuno ha visto il film, ma tutti pensano di avere un’opinione abbastanza circostanziata. Questo perché l’eco, a decenni dalla pubblicazione, è ancora forte.

La maggioranza delle persone ritiene che Arancia Meccanica sia la rappresentazione più eclatante della violenza peggiore: ingiustificata, discrezionale e appagante. Per questo le brave presone non leggono il libro, non guardano il film, vietano entrambi ai minori.

Che mi si dovrebbe spiegare, di grazia, perché si proteggano i minori da Arancia Meccanica, ma si consenta loro di accedere a contenuti di cronaca, di una crudeltà inusitata, con la leggerezza del quotidiano telegiornale mentre si cena.

Parrebbe che l’immaginario faccia più paura del reale, che la fantasia della crudeltà sia più pericolosa della sua realizzazione, che intuire il male sia peggio che guardarlo in faccia.

Arancia Meccanica tratta di violenza è vero, ma con intelligenza. La lettura del libro obbliga a rispolverare la propria. Nell’affrontare la lettura si è costretti a ragionare, a porsi delle domande, a rivedere i propri confini. Ci si scopre a stanare se stessi e a chiedersi: ma io da che parte sto?

Sto dalla parte di Alex, che nell’esercitare la propria libertà commette atti efferati, ma che nel non esercitarla viene annullato?

Sto dalla parte delle vittime casuali e innocenti, che legittimamente chiedono giustizia, ovvero l’esercizio legale e strutturato della violenza?

Sto dalla parte della Legge? Sto dalla parte della Morale? Quale legge? Quale morale? Perché entrambe cambiano nei tempi e non ci sarà mai un concetto definitivamente giusto o definitivamente sbagliato.

Allora forse è questo che fa paura: il dubbio. Non si rifiuta la violenza, ma il disorientamento che questa produce. Non si elimina il dolore, si ingurgita l’analgesico dell’ignorarlo. Non si sceglie di proteggere i minori da scene cruente, si evita di dare loro spiegazioni scomode.

Ci si racconta che il mondo è già brutto così, che tanto le disgrazie già accadono e che quindi non è il caso di infarcire la testa di altre balzane idee. In definitiva si sceglie di non sapere.

Arancia Meccanica ha due finali. E questo ti obbliga a scegliere. Non voglio sostenere che si deve per forza leggere questo libro, dico che se si sceglie di non leggerlo, si dovrebbe avere almeno chiaro il perché, come in tutte le scelte.

L’unico punto fondante dell’esercizio della libertà, in tutte le sue forme, è sempre la consapevolezza. Se si abdica alla consapevolezza, si rinuncia alla libertà. Il problema è che questo non sc esime dalla responsabilità e  neanche della violenza.

3 commenti:

Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero