venerdì 23 ottobre 2015

Alda Merini; una vita per la poesia

Veleggio come un ombra
nel sonno del giorno
e senza sapere
mi riconosco come tanti
schierata su un altare
per essere mangiata da chissà chi.
Io penso che l'inferno
sia illuminato da queste stesse
strane lampadine.
Vogliono cibarsi della mia pena
perchè la loro forse
non s'addormenta mai.




E questa è Poesia. Potrei argomentare perché e per come, tecnicamente, si può affermare che questa sia Poesia, ma gli elementi retorici, che esaltano chi conosce una materia, solitamente annoiano chi della medesima vuol cogliere solo la bellezza.


La bellezza ha il pregio di chiarirsi da sola: è una sorta di malia, un istinto innato, un’intuizione. Succede questo con la Poesia perché si rende un distillato d’esperienza, una narrazione universale, un itinerario nell’animo degli uomini. I temi di cui un singolo componimento tratta sono sempre goccioline di questo distillato di vita. Per ciò la Poesia è familiare anche quando non la si studia per professione.


Alda Merini trattò nella sua vita di artista diversi temi: la mistica, la malattia mentale, il rapporto con il mondo, la bellezza, la sofferenza, la solitudine e l’amore. La sua voce, che appare con un sussurro orfico, è la rassicurante dolcezza di una veggente. Gli autentici Poeti spingono così a fondo il proprio sguardo nell’abisso umano che l’orizzonte sembra dissolvere.


E molte volte ci si dissolvono anche loro, perché non scelgono ma semplicemente vivono, la Poesia. Si può decidere di fare il cardiochirurgo, il muratore, anche lo scrittore, ché d’ottimi mestieranti della penna sono carichi i pallet, ma non si sceglie la Poesia: si è Poeta. Se così non fosse, bisognerebbe essere veramente folli per augurarsi la Poesia, la quale pretende l’abdicazione dalla propria esistenza per comprenderne l’essenza. Tanto più che di buono, l’essere Poeta, ha veramente poco. Certamente non si campa di quello, ché anzi i Poeti sono soliti spuntare il proprio intelletto per apparecchiare la cena. Certamente non si è Poeti per il successo: i Poeti vendono meno libri delle nobili suggeritrici di raffinate ricette per le patate lesse. E sicuramente non si è Poeti per la gloria, che se arriva, molto spesso lucida soltanto i solchi delle lettere scolpite sui marmi delle lapidi.


Alda Merini non scelse di fare il Poeta più di quanto non scelse di soffrire di un disturbo bipolare o di ammalarsi di sarcoma. Fu Poeta perché non poteva essere altro. Lei stessa affermava la frustrazione dello scrivere, del dover inchiodare le parole su carta, quando queste sarebbero potute essere semplicemente un volo di farfalla. Tant’è che in molte raccolte dei suoi componimenti non c’è un ordine cronologico, ma tematico, ricostruito a posteriori dai curatori. 


Diceva Catone: Rem tene, verba sequentur, che si può tradurre con: se possiedi il concetto, le parole verranno da se stesse. Per questo le parole sono supreme per i Poeti: le parole sono la forma significante del pensiero e poiché il loro pensiero è l’essenza dell’esperienza, la parola può prendere una e una forma soltanto.


La bellezza che i Poeti liberano è la loro condanna: un perenne esilio dai cicli del giorno, un’incolmabile solitudine, un eccesso di vita che li estranea da se stessi. La Poesia, in fondo, è un lungo addio.

Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita. 

1 commento:

  1. Non ci sono parole per descrivere la sua poesia, sarebbe una profanazione.

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero