nel sonno del giorno
e senza sapere
mi riconosco come tanti
schierata su un altare
per essere mangiata da chissà chi.
Io penso che l'inferno
sia illuminato da queste stesse
strane lampadine.
Vogliono cibarsi della mia pena
perchè la loro forse
non s'addormenta mai.
E
questa è Poesia. Potrei argomentare perché e per come, tecnicamente, si
può affermare che questa sia Poesia, ma gli elementi retorici, che
esaltano chi conosce una materia, solitamente annoiano chi della
medesima vuol cogliere solo la bellezza.
La
bellezza ha il pregio di chiarirsi da sola: è una sorta di malia, un
istinto innato, un’intuizione. Succede questo con la Poesia perché si
rende un distillato d’esperienza, una narrazione universale, un
itinerario nell’animo degli uomini. I temi di cui un singolo
componimento tratta sono sempre goccioline di questo distillato di vita.
Per ciò la Poesia è familiare anche quando non la si studia per
professione.
Alda
Merini trattò nella sua vita di artista diversi temi: la mistica, la
malattia mentale, il rapporto con il mondo, la bellezza, la sofferenza,
la solitudine e l’amore. La sua voce, che appare con un sussurro orfico,
è la rassicurante dolcezza di una veggente. Gli autentici Poeti
spingono così a fondo il proprio sguardo nell’abisso umano che
l’orizzonte sembra dissolvere.
E
molte volte ci si dissolvono anche loro, perché non scelgono ma
semplicemente vivono, la Poesia. Si può decidere di fare il
cardiochirurgo, il muratore, anche lo scrittore, ché d’ottimi
mestieranti della penna sono carichi i pallet, ma non si sceglie la
Poesia: si è Poeta. Se così non fosse, bisognerebbe essere veramente
folli per augurarsi la Poesia, la quale pretende l’abdicazione dalla
propria esistenza per comprenderne l’essenza. Tanto più che di buono,
l’essere Poeta, ha veramente poco. Certamente non si campa di quello,
ché anzi i Poeti sono soliti spuntare il proprio intelletto per
apparecchiare la cena. Certamente non si è Poeti per il successo: i
Poeti vendono meno libri delle nobili suggeritrici di raffinate ricette
per le patate lesse. E sicuramente non si è Poeti per la gloria, che se
arriva, molto spesso lucida soltanto i solchi delle lettere scolpite sui
marmi delle lapidi.
Alda
Merini non scelse di fare il Poeta più di quanto non scelse di soffrire
di un disturbo bipolare o di ammalarsi di sarcoma. Fu Poeta perché non
poteva essere altro. Lei stessa affermava la frustrazione dello
scrivere, del dover inchiodare le parole su carta, quando queste
sarebbero potute essere semplicemente un volo di farfalla. Tant’è che in
molte raccolte dei suoi componimenti non c’è un ordine cronologico, ma
tematico, ricostruito a posteriori dai curatori.
La
bellezza che i Poeti liberano è la loro condanna: un perenne esilio dai
cicli del giorno, un’incolmabile solitudine, un eccesso di vita che li
estranea da se stessi. La Poesia, in fondo, è un lungo addio.
Non ci sono parole per descrivere la sua poesia, sarebbe una profanazione.
RispondiElimina