Titolo: Marshall McLuhan
Autore: Gli Strumenti del Comunicare
Anno di pubblicazione: 1964
Genere: Saggio
Recensione di: Chiara Bortolin
Il mezzo di comunicazione è
comunicazione. Leggi una
frase così e, prima ancora di averla capita, hai capito che è fantastica.
Allora la ripeti, a voce alta, per ascoltarti mentre la pronunci. Il mezzo
di comunicazione è comunicazione.
E’ talmente semplice che ti chiedi come hai fatto a
non pensarci prima! In realtà non è che non ci hai pensato, no, è che non
sapevi esprimere adeguatamente il concetto, serviva uno come McLuhan, che di parole
se ne intendeva, per arrivare a una definizione così semplice e intuitiva. Non
che il concetto in sé sia complesso, ma è talmente vasto, che l’orizzonte del
possibile confonde.
Vero è che McLuhan non ci è arrivato in un giorno, sia
chiaro, ha investito anni si vita e di studio, ma il risultato è indubbiamente
straordinario. E pensare che oggi, poveretto, non se lo ricorda quasi più
nessuno.
Nell’era della comunicazione, in cui comunicare è
diventato un elemento essenziale della nostra esistenza, in cui i
professionisti più pagati sono gli esperti di comunicazione, in cui proliferano
corsi più o meno avanzati e iper-specializzati di comunicazione, l’autore che
ne è un cardine è caduto nell’oblio, gettato nella soffitta della cultura come
si butta nel cassetto un cellulare che non sia smart, quasi con
vergogna.
Gli strumenti del comunicare è il saggio in cui McLuhan esprime
alcuni concetti basilari dell’era dei mezzi di comunicazione di massa.
Il primo è quello che ho scritto sopra: il mezzo di
comunicazione è comunicazione, concetto non propriamente banale perché la
parola sedia in dieci lingue,
sembrerebbe negare il teorema. Il secondo è che esistono mezzi di comunicazione
caldi e mezzi di comunicazione freddi. Il terzo è il concetto di villaggio
globale. Ovviamente se leggerai il saggio, intenderai molti altri contenuti
notevoli, ma tanto per avere un’idea, questi tre sono già sufficienti per
dormire poco.
Ti faccio un rapido adattamento al quotidiano. Se la
comunicazione è per antonomasia uno scambio di contenuti tra chi emette un
messaggio e chi lo riceve, McLuhan ci ammonisce: il modo in cui tu veicoli un
messaggio è esso stesso un messaggio. Mandare un sms, non ha lo stesso
significato dello scrivere una lettera a mano; fare una telefonata non ha lo
stesso significato dello scrivere un’email; postare il proprio stato su
Facebbok non è la stessa come dare una pacca alla spalla di un amico mentre gli
si dice ho una bella notizia da darti.
Questo, nell’ambito della comunicazione strictu sensu,
è dire che il tuo taglio di capelli, il tuo modo di gesticolare, quell’orrenda
camicia con il tucano stampato che ti ostini a indossare agli aperitivi, tutte
queste specificità sono comunicazione.
La mancata consapevolezza dei mezzi attraverso cui si
comunica e la mancata comprensione di mezzi che gli altri scelgono per
comunicare possono creare guasti molto seri.
Punto due: non tutti i mezzi di comunicazione
coinvolgono chi riceve il messaggio nello stesso modo, da qui la distinzione
tra mezzi di comunicazione caldi e freddi. Più il mezzo è caldo, cioè completo
nella sua comunicazione, minore è la partecipazione del destinatario;
viceversa, più il mezzo è freddo, ovvero detiene una definizione dei contenuti
minore, più il destinatario deve essere partecipe per integrare l’informazione.
Faccio un esempio: la tv è un mezzo freddo, una fotografia è un mezzo caldo.
Dulcis in fundo: il villaggio globale. Ora
questa locuzione viene usata da tutti, per lo più a sproposito: mangi il
caviale pescato due giorni prima nel Volga e trasportato da un jet direttamente
sul tuo piatto? Villaggio globale. Hai su una mensola una statuetta in legno
del Congo che hai comprato sotto casa? Villaggio globale. La tua migliore amica
ti propina solo più cene etniche? Villaggio globale. Scemenze! Il villaggio
globale di cui McLuhan scrive è quello della trasmissione delle
informazioni.
Nel regime della tecnologia
elettrica il compito dell’uomo diventa quello di imparare e di sapere; tutte le
forme di ricchezza derivano dallo spostamento d’informazione.
McLuhan non visse abbastanza per conoscere Internet, i
Social Network, le web tv, ma le sue teorie sono ben strutturate e facilmente
applicabili ai mezzi di comunicazione di massa attuali.
Un aspetto che McLuhan non tratta, forse perché lo
considerava un a priori, è che la comunicazione dovrebbe avere anche un
ricevente e in un mondo in cui tutti considerano fondamentale emettere
comunicazione, chi sa anche ascoltare vince la partita.
Mi costringerai a cercare il libro e leggerlo non per il libro in se ma per la recensione schietta e pulita che ne hai fatto.
RispondiEliminaAntonio Accogli