giovedì 1 ottobre 2015

Gli Strumenti del Comunicare


Titolo: Marshall McLuhan
Anno di pubblicazione: 1964
Genere: Saggio

Recensione di: Chiara Bortolin


Il mezzo di comunicazione è comunicazione. Leggi una frase così e, prima ancora di averla capita, hai capito che è fantastica. Allora la ripeti, a voce alta, per ascoltarti mentre la pronunci. Il mezzo di comunicazione è comunicazione.

E’ talmente semplice che ti chiedi come hai fatto a non pensarci prima! In realtà non è che non ci hai pensato, no, è che non sapevi esprimere adeguatamente il concetto, serviva uno come McLuhan, che di parole se ne intendeva, per arrivare a una definizione così semplice e intuitiva. Non che il concetto in sé sia complesso, ma è talmente vasto, che l’orizzonte del possibile confonde.

Vero è che McLuhan non ci è arrivato in un giorno, sia chiaro, ha investito anni si vita e di studio, ma il risultato è indubbiamente straordinario. E pensare che oggi, poveretto, non se lo ricorda quasi più nessuno.

Nell’era della comunicazione, in cui comunicare è diventato un elemento essenziale della nostra esistenza, in cui i professionisti più pagati sono gli esperti di comunicazione, in cui proliferano corsi più o meno avanzati e iper-specializzati di comunicazione, l’autore che ne è un cardine è caduto nell’oblio, gettato nella soffitta della cultura come si butta nel cassetto un cellulare che non sia smart, quasi con vergogna.

Gli strumenti del comunicare è il saggio in cui McLuhan esprime alcuni concetti basilari dell’era dei mezzi di comunicazione di massa.

Il primo è quello che ho scritto sopra: il mezzo di comunicazione è comunicazione, concetto non propriamente banale perché la parola sedia in dieci lingue, sembrerebbe negare il teorema. Il secondo è che esistono mezzi di comunicazione caldi e mezzi di comunicazione freddi. Il terzo è il concetto di villaggio globale. Ovviamente se leggerai il saggio, intenderai molti altri contenuti notevoli, ma tanto per avere un’idea, questi tre sono già sufficienti per dormire poco.

Ti faccio un rapido adattamento al quotidiano. Se la comunicazione è per antonomasia uno scambio di contenuti tra chi emette un messaggio e chi lo riceve, McLuhan ci ammonisce: il modo in cui tu veicoli un messaggio è esso stesso un messaggio. Mandare un sms, non ha lo stesso significato dello scrivere una lettera a mano; fare una telefonata non ha lo stesso significato dello scrivere un’email; postare il proprio stato su Facebbok non è la stessa come dare una pacca alla spalla di un amico mentre gli si dice ho una bella notizia da darti.

Questo, nell’ambito della comunicazione strictu sensu, è dire che il tuo taglio di capelli, il tuo modo di gesticolare, quell’orrenda camicia con il tucano stampato che ti ostini a indossare agli aperitivi, tutte queste specificità sono comunicazione.

La mancata consapevolezza dei mezzi attraverso cui si comunica e la mancata comprensione di mezzi che gli altri scelgono per comunicare possono creare guasti molto seri.  

Punto due: non tutti i mezzi di comunicazione coinvolgono chi riceve il messaggio nello stesso modo, da qui la distinzione tra mezzi di comunicazione caldi e freddi. Più il mezzo è caldo, cioè completo nella sua comunicazione, minore è la partecipazione del destinatario; viceversa, più il mezzo è freddo, ovvero detiene una definizione dei contenuti minore, più il destinatario deve essere partecipe per integrare l’informazione. Faccio un esempio: la tv è un mezzo freddo, una fotografia è un mezzo caldo.

Dulcis in fundo: il villaggio globale. Ora questa locuzione viene usata da tutti, per lo più a sproposito: mangi il caviale pescato due giorni prima nel Volga e trasportato da un jet direttamente sul tuo piatto? Villaggio globale. Hai su una mensola una statuetta in legno del Congo che hai comprato sotto casa? Villaggio globale. La tua migliore amica ti propina solo più cene etniche? Villaggio globale. Scemenze! Il villaggio globale di cui McLuhan scrive è quello della trasmissione delle informazioni.

Nel regime della tecnologia elettrica il compito dell’uomo diventa quello di imparare e di sapere; tutte le forme di ricchezza derivano dallo spostamento d’informazione.

McLuhan non visse abbastanza per conoscere Internet, i Social Network, le web tv, ma le sue teorie sono ben strutturate e facilmente applicabili ai mezzi di comunicazione di massa attuali.

Un aspetto che McLuhan non tratta, forse perché lo considerava un a priori, è che la comunicazione dovrebbe avere anche un ricevente e in un mondo in cui tutti considerano fondamentale emettere comunicazione, chi sa anche ascoltare vince la partita.

1 commento:

  1. Mi costringerai a cercare il libro e leggerlo non per il libro in se ma per la recensione schietta e pulita che ne hai fatto.
    Antonio Accogli

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero