giovedì 8 ottobre 2015

Nobel e No-bel


«Mi faccia capire: a Lei la Deledda non piace?» Esame di Storia della Letteratura Contemporanea II, un programma che non finiva più ,dieci romanzi, un libro di critica per romanzo, un manuale di storia della letteratura contemporanea e un manuale di storia della critica. E da cosa può iniziare l’esame? Da un argomento che detesti, ovvio.

«No, non mi piace» Mentire non è il mio forte.

«Lei è consapevole del fatto che la Deledda è Premio Nobel per la Letteratura?». Annuisco. «Allora dovrà argomentarmi in modo assai persuasivo la sua posizione».

Sono passati un po’ di anni da quell’argomentazione, ma io continuo a pensarla allo stesso modo: a me la Deledda non piace. E a essere sincera non è l’unico Nobel su cui io nutra delle riserve. Vero è che c’è un aspetto molto personale di gusto, di sensibilità, per cui certi temi e certi stili possono suscitare maggior empatia, ma, oltre questo ci sono altre ragioni.

Sia chiaro: il sistema di assegnazione del Nobel è molto complesso e serio. Subito dopo l’assegnazione del Premio, la Fondazione già lavora alle candidature successive: vengono contattati esperti, che stilano una prima lista, si effettua una prima cernita, vengono rimandati indietro i nomi dei selezionati e qui c’è un altro giro di consultazione, poi una cerchia più ristretta di esperti. Dei candidati si valutano le pubblicazioni, il profilo personale, la profondità e la continuità delle tematiche indagate. Non è certo un caso che i Premiati possano essere anche totalmente sconosciuti al grande pubblico e non è neanche un caso che si riscontri la tendenza a premiare chi, dopo aver dedicato la vita alla Letteratura, sia in procinto di abbandonare entrambe!


Non metto dunque in dubbio la severissima selezione, semplicemente mi riservo il diritto, da lettore, di elaborare una mia personalissima scala di attribuzione del Nobel, per cui, alla fine di una lettura mi sento di dire Nobel o No-bel.

La mia scala di valutazione prevede tre valori: il concetto, lo spirito poetico e l’universalità. Se un romanzo ottiene tre su tre è un Nobel, diversamente viene declassato a Nobel-strumentale. Il Nobel strumentale è quello che, a mio avviso, viene dato a scrittori il cui lavoro o la cui personalità hanno raggiunto altri obiettivi. D’altronde la Letteratura, a differenza della Medicina o della Chimica, non offre verità assolute e verificabili, ma presenta, per sua natura, un margine di ambiguità che può giustificare molte opinioni diverse.

In un romanzo che riceva il Nobel io cerco in prima battuta il contenuto: la trama e la narrazione devono essere un pretesto per presentare un contenuto importante: Pirandello e la ricerca dell’io, Kerthez e la libertà, Gordimer è l’identità. Sono questi concetti che trascendono dalla storia che viene raccontata.

Poi ci deve essere lo spirito poetico ovvero la perizia con cui l’Autore usa la lingua deve essere totale, come nella poesia. Si deve, leggendo un Nobel, percepire la scelta di ogni parola: quella e non un’altra; si deve poter leggere in una metafora la perfetta corrispondenza tra oggetto linguistico e oggetto simbolico; si deve poter incontrare la bellezza delle parole come esaltazione del contenuto. Nel romanzo di un Nobel è necessario leggere frasi così ricche di significato e così belle nell’espressione del medesimo da essere costretti a fermarsi e pensare.

Infine, un Nobel deve essere universale ovvero deve racchiudere così tante sfere di significato che almeno una di esse sia chiara a chiunque, anche al lettore meno avveduto. Questo comporta due caratteristiche fondamentali: che l’Autore riesca a eviscerare il tema portante sotto punti di vista diversi e che questi siano espressi in maniera così agevole che chiunque possa leggere, con impegno, sì, ma non con disagio.

Un Nobel che non abbia nulla da farci pensare, ma solo una storia da raccontare, che non sappia colpire o che sia riservato a una cerchia ristretta di cultori, per me, non è un Nobel per la Letteratura.

Chiarezza per chiarezza: quanto io affermo non è la verità, ma la mia personale opinione. Sicuramente molte persone non la pensano come me e hanno ottimi argomenti per confutare quanto scrivo.

Scrivo queste considerazioni perché il Nobel è ancora uno dei pochi riconoscimenti a cui venga attribuito un valore condiviso: dei Nobel ci si fida e quindi si può scegliere di acquistare un libro sulla garanzia che sia un prodotto di qualità. Se poi la lettura non piace, ci si sente in qualche modo in difetto o quantomeno a disagio. E’ ovvio che non si possa leggere un Nobel con la leggerezza del romanzo da spiaggia e quindi se si arranca nella lettura può essere che ci si ritenga a ragione dei cattivi lettori.

Se è bene conoscere i propri limiti, come in tutte le cose, è altrettanto vero che si deve mantenere la mente libera, anche di dire che un Nobel è No-bel.

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero