giovedì 12 novembre 2015

Fahrenheit 451



Titolo: Fahrenheit 451

Anno di pubblicazione: 1953

Genere: romanzo

Recensione di: Chiara Bortolin

Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia

Se sei uno di quelli che con i libri ha fatto a cazzotti, che sogna segretamente di commemorare la prematura dipartita della Prof d’italiano con un rogo di appunti, che ha giurato di non mettere mai più piede in biblioteca per via di un adolescenziale due di picche, questo libro fa per te.

Fahrenheit 451 è un libro pacificatore per due motivi: per come è scritto e per il suo contenuto. Iniziamo dalla scrittura: semplice, pulita, scorrevole. Fa di tutto per farsi leggere questo romanzo e si presta a essere letto con leggerezza. Puoi portartelo dietro nella versione tascabile Mondadori o scaricare un formato digitale: ti scoprirai a scorrere le righe, di nascosto dal tuo risentimento.

Il contenuto: Fahrenheit 451 è un libro che tratta dell’assenza di libri! E tanto per appagare il tuo desiderio di pareggiare i conti, il protagonista è un pompiere che ha il compito di bruciare i libri, tutti i libri, casa per casa, libreria per libreria. Ondate di fiamme ad avvolgere la cartacea materia!

Potrebbe poi accadere che, ecco, a un certo punto, tu sentissi che quel rumore di carta che crepita, inizi ad assomigliare al fruscio delle pagine che scorrono e che questo fruscio ti sussurri qualche altro pensiero.

Potresti per esempio cogliere te stesso di sorpresa mentre pensi che esiste una relazione tra il possedere libri e la libertà di pensiero; che esiste un nesso tra informazione e potere; che il progresso dell’umanità è legato al sapere. Dico, così per dire. 

E sempre così per dire, potresti rispolverare qualche lezione di italiano o di inglese, in cui, ti sembra, si parlasse di utopie e di distonie, George Orwell o Thomas More. Potrebbe venirti voglia, ti avviso, di togliere quel dito di polvere dallo scaffale dei libri di scuola o, più discretamente, per non destare sospetti, potrebbe venirti voglia di digitare su un motore di ricerca frammenti: guerra fredda, maccartismo, guerra nucleare. Sempre, così, tanto per dire.

Potresti scoprire che il futuro immaginario in cui il libro è ambientato assomiglia terribilmente a un passato non troppo remoto della nostra storia, ma anche a un presente da servizio di cronaca del telegiornale. Potresti realizzare che in fondo la fantasia degli scrittori trae sempre origine dalla realtà degli uomini.

E qualora fossi costretto ad ammettere, alla fine, che ti è piaciuto, hai anche buoni elementi a discolpa. E’ solo un libro di fantascienza, non è vera Letteratura. Mica lo fanno studiare a scuola: hai mai letto su un manuale di storia della letteratura di questo autore? Mica ne parlano quelli che ne sanno. E’ solo un divertimento! 

Non lo avresti mai detto, ma in fondo, dovrei ammettere che leggere, questa volta, ti è piaciuto. 

1 commento:

  1. Certo che è piaciuto! come si fa a non ammetterlo? nel mentre leggendo, ci si chiede, quasi con naturalezza, "Ma perchè bruciare i libri? a quale scopo? Anche se non servono, se si ritengono inutili perchè darli alle fiamme?" Forse il pericolo viene leggendo.
    Se proprio non ce la fate a leggerlo tutto, leggetevi almeno il finale che è da non perdere per quanto sia attuale ed illuminante.
    Antonio Accogli

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero