Titolo: Fahrenheit 451
Anno di pubblicazione: 1953
Genere: romanzo
Recensione di: Chiara Bortolin
Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia
Se sei uno di quelli che
con i libri ha fatto a cazzotti, che sogna segretamente di commemorare la
prematura dipartita della Prof d’italiano con un rogo di appunti, che ha
giurato di non mettere mai più piede in biblioteca per via di un adolescenziale
due di picche, questo libro fa per te.
Fahrenheit 451 è
un libro pacificatore per due motivi: per come è scritto e per il suo
contenuto. Iniziamo dalla scrittura: semplice, pulita, scorrevole. Fa di tutto
per farsi leggere questo romanzo e si presta a essere letto con leggerezza.
Puoi portartelo dietro nella versione tascabile Mondadori o scaricare un
formato digitale: ti scoprirai a scorrere le righe, di nascosto dal tuo
risentimento.
Il contenuto: Fahrenheit 451 è un libro che
tratta dell’assenza di libri! E tanto per appagare il tuo desiderio di pareggiare
i conti, il protagonista è un pompiere che ha il compito di bruciare i libri,
tutti i libri, casa per casa, libreria per libreria. Ondate di fiamme ad
avvolgere la cartacea materia!
Potrebbe poi accadere che, ecco, a un certo punto, tu
sentissi che quel rumore di carta che crepita, inizi ad assomigliare al fruscio
delle pagine che scorrono e che questo fruscio ti sussurri qualche altro
pensiero.
Potresti per esempio cogliere te stesso di sorpresa
mentre pensi che esiste una relazione tra il possedere libri e la libertà di
pensiero; che esiste un nesso tra informazione e potere; che il progresso
dell’umanità è legato al sapere. Dico, così per dire.
E sempre così per dire, potresti rispolverare qualche
lezione di italiano o di inglese, in cui, ti sembra, si parlasse di utopie e di
distonie, George Orwell o Thomas More. Potrebbe venirti voglia, ti avviso, di
togliere quel dito di polvere dallo scaffale dei libri di scuola o, più
discretamente, per non destare sospetti, potrebbe venirti voglia di digitare su
un motore di ricerca frammenti: guerra fredda, maccartismo, guerra nucleare.
Sempre, così, tanto per dire.
Potresti scoprire che il futuro immaginario in cui il
libro è ambientato assomiglia terribilmente a un passato non troppo remoto
della nostra storia, ma anche a un presente da servizio di cronaca del
telegiornale. Potresti realizzare che in fondo la fantasia degli scrittori trae
sempre origine dalla realtà degli uomini.
E qualora fossi costretto ad ammettere, alla fine, che
ti è piaciuto, hai anche buoni elementi a discolpa. E’ solo un libro di
fantascienza, non è vera Letteratura. Mica lo fanno studiare a scuola: hai mai
letto su un manuale di storia della letteratura di questo autore? Mica ne
parlano quelli che ne sanno. E’ solo un divertimento!
Non lo avresti mai detto, ma in fondo, dovrei
ammettere che leggere, questa volta, ti è piaciuto.
Certo che è piaciuto! come si fa a non ammetterlo? nel mentre leggendo, ci si chiede, quasi con naturalezza, "Ma perchè bruciare i libri? a quale scopo? Anche se non servono, se si ritengono inutili perchè darli alle fiamme?" Forse il pericolo viene leggendo.
RispondiEliminaSe proprio non ce la fate a leggerlo tutto, leggetevi almeno il finale che è da non perdere per quanto sia attuale ed illuminante.
Antonio Accogli