venerdì 15 luglio 2016

La locandiera

Titolo: La locandiera
Autore: Carlo Goldoni
Anno di Rappresentazione: 1753
Genere: Commedia
Recensione di: Chiara Bortolin










La Locandiera è un’opera teatrale che andrebbe presa in considerazione per molti motivi culturalmente rilevanti. Per esempio è una commedia che si distacca dalla tradizione della Commedia dell’Arte e questo comporta molte innovazioni nel modo in cui viene rappresentata materialmente: per la prima volta gli attori recitano senza maschere, con il loro volto, interpretando a modo loro i personaggi.

In alternativa si potrebbe analizzare la narrazione dal punto di vista del cambiamento sociale: tutti i personaggi rappresentano una certa classe sociale e i comportamenti ne descrivono, pur in chiave ironica, la mentalità sottostante in una società, quella settecentesca, in evoluzione.

Che dire poi del pensiero illuminista che contamina l’opera? Lo spirito progressista che pervade lo scritto meriterebbe certamente un’analisi attenta, come molti storici della Letteratura hanno ampiamente dimostrato.

Il punto è che dell’infinita serie di argomenti che opere di gran spessore offrono, se ne può scegliere uno solo, in trenta righe e, sebbene io sia animata da profonda ispirazione storica, l’aspetto che a me cattura di più di quest’opera è la sua protagonista, Mirandolina. Mirandolina é un gran personaggio e se uscisse dalle scene e fosse una persona reale sarebbe una donna da conoscere. 

Questa locandiera è una donna che lavora, non una cenerentola qualsiasi, una proprietaria di un’attività, con un cameriere, un uomo quindi, alle sue dipendenze e negli affari sa il fatto suo. Ne consegue che è una donna che provvede a se stessa, che prende delle decisioni autonomamente, che è dotata di quel buon senso tipico di chi bada a far quadrare i conti.

Ma Mirandolina non è solo questo: è una donna di bell’aspetto, di garbo, dotata di spirito e, mirabile dicti, è intelligente. Tutto questo fa di lei una donna consapevole e pienamente protagonista non solo della commedia, ma della propria vita.

La trama potrebbe facilmente estendersi a un prima e un dopo rispetto a ciò che lo spettatore vede rappresentato, che è uno spaccato della vita di questa brillante locandiera. Mirandolina ospita due nobili, uno decaduto e uno di recente affermazione, innamorati entrambi perdutamente di lei. Questa situazione è il pretesto attraverso cui l’Autore ci presenta i personaggi e, in modo esilarante, il contesto. A questi ospiti se ne aggiunge successivamente un terzo, un cavaliere, che disprezza cordialmente il genere femminile di cui ritiene che il solo unico scopo sia accasarsi. Mirandolina si prefigge di far innamorare quest’uomo, così pieno di sé e delle sue convinzioni, e naturalmente vi riesce.

Non scrivo come si conclude l’opera, per non levare il gusto del finale a chi non l’avesse letta, basti dire che l’epilogo, da molti letto come il trionfo del conformismo, è a mio avviso interpretabile in modo opposto. Dal momento che Mirandolina è una donna libera e sicura di sé può permettersi di scegliere un vincolo, lontana da gesti eclatanti e rivendicatori di un’emancipazione che, quanto più sbandierata, tanto meno appare credibile.

Goldoni afferma, sia in apertura, sia in chiusura, di aver pensato questa commedia come monito a tutti i signori uomini, affinché si mettano al riparo dalle malizie delle donne. A rileggere, dopo più di duecento cinquant’anni, questa deliziosa piece, sembra invece che Goldoni abbia voluto fare un regalo alle donne, mostrando loro un potenziale che, ancor oggi, pare più un auspicio che una realtà.

Mirandolina è intelligente, non furba; è sicura di sé, non spavalda; è libera, non promiscua; è capace, non fortunata. e nulla rappresenta meglio queste possibilità di questa commedia che esprime contenuti seri, con grande leggerezza. Signore donne, leggetela! 


… e lor signori ancor profittino di quanto hanno veduto, in vantaggio e sicurezza del loro cuore; e quando mai si trovassero in occasioni di dubitare, di dover cedere, pensino alle malizie imparate, e si ricordino della Locandiera. 

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero