venerdì 12 agosto 2016

LA fine del mondo storto

Titolo: La Fine del Mondo Storto
Autore: Mauro Corona
Anno di Rappresentazione: 2010
Genere: Romanzo
Recensione di: Chiara Bortolin


A essere sincera ho comprato e letto questo libro con delle riserve. Prima di tutto il tema apparente non è nelle mie corde, in secondo luogo non amo le narrazioni surreali, in terzo luogo detesto cordialmente i profeti delle catastrofi.
Il romanzo è ambientato nell’epoca contemporanea, in un inverno a caso, quando accade un fatto terribile: finiscono le scorte di combustibile. Dall’oggi al domani, niente più gas e petrolio: il mondo si ferma. Tutto va in tilt, con tutto ciò che ne consegue. 
E proprio le conseguenze negative e positive di questo dramma sono oggetto della narrazione del romanzo di Corona.
L’Autore non si sofferma sulle cause che hanno provocato il dramma, le considera irrilevanti, si sofferma piuttosto su ciò che ogni uomo è costretto a recuperare, nel momento in cui perde tutto.
I concetti riportati all’evidenza sono semplici, in coerenza con il pensiero dell’Autore, che non costruisce un’impalcatura concettuale, ma linee guida. 
Punto numero uno: gli uomini non sanno più fare niente, a parte qualche comunità professionalmente circoscritta, per dirla come l’Autore, non sappiamo più usare le mani. Accendere un fuoco, catturare un animale, fare un orto sono abilità per lo più dimenticate e se anche qualcuno si diletta in queste attività, lo fa sempre con il supporto della tecnologia. Fare cose semplici dal niente è un sapere perso.
Secondo punto: gli uomini sono circondati da cose che non servono a niente. Ciascuno di noi si circonda di oggetti che hanno un valore monetario, affettivo, sociale che, all’atto pratico, si possono rivelare di ben scarsa utilità.
Punto numero tre: la qualità della vita di ciascuno è intrinsecamente collegata al valore sociale che si ha. Felicità e infelicità sono spesso collegati al successo, al raggiungimento di un obiettivo, alla conquista di un traguardo. Se tutto si fermasse, se si dovesse ricominciare da capo, ciascuno riporterebbe il concetto di felicità a dimensioni decisamente più ridotte.
Quarto punto: gli uomini non sono più abituati a collaborare, che non vuol dire andare d’accordo o stimarsi, ma comprendere che unire gli sforzi è più utile che agire individualmente.
Questi sono i punti salienti che emergono dal romanzo e che, di primo impatto, non avrebbero minimamente suscitato il mio interesse. 
Siamo sommersi dalle chiacchiere degli ambientalisti più radicali che gridano alla catastrofe ambientale in ogni convegno che sia organizzato, che raggiungono in aereo come tutti noi. 
Siamo annoiati di prediche sul veri valori della vita, su quanto sia importante avere un atteggiamento aperto agli altri, su quanto cibo sprechiamo! 
Non avrei mai comprato questo libro, se non mi fosse capitato di sentire alcune interviste a Mauro Corona, che dell’intellettuale predicatore profeta non ha proprio niente. E’ un uomo, semplicemente, di buon senso, di buona cultura e del tutto indifferente al consenso. Anzi, questo scrittore è uno dei pochi che riesce a essere contro i pensieri comuni. 
I temi che lui tratta sono i cavalli di battaglia di molti -ismi, ma la sua originalità sta proprio nel trattarli fuori dagli schemi. Si può essere d’accordo o meno con le sue opinioni, ma bisogna riconoscere che stimola ad avere una propria risposta con cui controbattere, in un campo di battaglia dialettico che non ammette retorica e luoghi comuni.
Il romanzo ha poi dalla sua l’essere scritto con grazia, il che lo rende leggibile con leggerezza; con allegria, il che rende divertente; con ottimismo, il che lo rende credibile.
Questo libro è un garbato monito, non solo all’inutilità di tanta parte di ciò che ci circonda, ma anche a mantenere libero il pensiero: anche chi maneggia la cultura potrebbe scoprire, un giorno, che se non ha  un’applicazione utile, se ne può fare a meno. 






2 commenti:

  1. Che cosa ti ha colpito di più, oltre la modalità della trattazione del tema? In cosa ti sei sentita "chiamata"? Mauro Corona è spesso molto intenso nel suo esprimersi.
    Carolina
    www.wolfeyesinside.com

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    1. Carolina, buongiorno!
      grazie per la tua domanda. Spero di aver capito bene ciò che mi chiedi. Mauro Corona è molto intenso nelle sue affermazioni, sia nelle interviste, sia nel suo libro, concordo con Te. Questo non significa che io sia d'accordo con tutto ciò che Lui dichiara. Ciò che mi porta ad ascoltarlo nelle apparizioni tv o radio, che è poi lo stesso motivo per cui ho acquistato il romanzo, è che è Corona è uno die pochi, nel chiasso mediatico, che non cerca consenso. Lui esprime le proprie idee, molte volte provocatorie, ma non vuole crearsi un fan club, non agita istinti o preconcetti. Credo che annoveri molti più detrattori che fan e questo è un modo di fare opinione che mi ispira fiducia, anche là dove non mi trova in accordo. Mi sentirei di dire che è un anticonformista, se non fosse che anche l'anticonformismo è diventato il conformismo dei contro a priori. E' una voce fuori dal coro, ancora dotato, vedremo in futuro, di quel pizzico di autoironia che gli consente di non prendersi troppo sul serio.

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero