venerdì 5 agosto 2016

Lo strano caso di Romeo e Giuletta


Titolo: The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Rome and Juliet

Autore: William Shakespeare

Anno di compilazione: 1594

Genere: Teatro

Recensione di: Chiara Bortolin



Non su tu, ma io non mi sognerei mai di augurare a due sposi Siate come Romeo e Giulietta o Amatevi come Romeo e Giulietta, perché se è vero che nel pensiero comune le vicende sentimentali di questi due giovani sono assurti a icona dell’amore assoluto, è pur vero che il testo originale non rende affatto invidiabile la loro situazione. Non mi riferisco solo all’epilogo, che già di per sé pare poco desiderabile, considerando che si suicidano tutti e due nel giro di pochi minuti, ma proprio all’intera vicenda.

Io, di un Romeo, non mi fiderei. Non ci si può fidare di uno che si dichiara follemente innamorato di Rosalinda e che per essere distratto dalle pene d’amore viene portato dal cugino e dall’amico a una festa a casa dei peggiori nemici della sua famiglia! Come minimo, lui e i suoi amici sono degli incoscienti! Alla festa, poi, incontra Giulietta e in una manciata di ore la povera Rosalinda è sostituita con la più disponibile Giulietta. In preda all’amore, modo garbato per definire una più realistica e meno romantica propensione erotica, congeda gli amici e si intrattiene con la nuova fiamma.

Giulietta: chi sei tu,cosi' nascosto dalla notte,
inciampi nei miei pensieri piu' nascosti?

Romeo: non so dirti chi sono, adoperando un nome. Perche' il mio nome, o diletta santa, e' odioso a me stesso, perche' e nemico a te. E nondimeno strapperei il foglio dove lo trovassi scritto. 

Giulietta: le mie orecchie non hanno ancora udito un centinaio di parole pronunciate dalla tua lingua ,e nondimeno riconosco la tua voce : non sei forse tu Romeo, nonche' uno dei Montecchi?

Romeo: non sono ne l'uno ne l'altro, fanciulla, se a te questo dispiace.

Non so tu, ma a me Romeo sembra un frescone che pur di compicciare dichiarerebbe d’essere chiunque. Giulietta, che a questo punto non pare molto più sveglia, ricambia l’impegno d’amore e i due decidono, così su due piedi, di sposarsi. Il giorno dopo, grazie alla complicità della balia di Giulietta e di Frate Lorenzo, i due si sposano di nascosto.

A buon senso, penseresti che questo serva a mettere le famiglie di fronte al fatto compiuto, invece no. Non dicono niente a nessuno e ognuno se ne torna a casa propria, come se nulla fosse. Romeo anzi va a zonzo con glia amici e in una scaramuccia tra scapestrati, uccide Tebaldo, che un momento prima aveva ucciso il suo amico Mercuzio. Romeo viene bandito dalla città e scappa, non prima di aver finalmente consumato il matrimonio. Giulietta che rimane a casa sua, sola e deflorata, viene promessa in sposa a un altro, dal momento che il padre non sa che lei è già sposata. Qui precipita tutto.

Il Frate, altro personaggio sulla cui intelligenza varrebbe la pena riflettere, organizza un piano per far ricongiungere i due sposi e svelare a tutti che loro sono già uniti in matrimonio. Neanche a dirlo, va tutto storto. Il messo che dovrebbe informare Romeo della finta morte di Giulietta non arriva in tempo, sicché Romeo, dopo aver reso omaggio al presunto cadavere, e dopo aver incidentalmente ammazzato il pretendente di Giulietta, si uccide. Lei si sveglia e si uccide. Arrivano i familiari di tutti e, di fronte a tanto spargimento di sangue, decidono di riappacificarsi. Fine della storia. Detto inter nos, a me non convince per niente.

Non che Giulietta faccia un figura migliore di Romeo. A parte il suo rapido innamoramento, che getta un’ombra sospetta sulla sua moralità, la fanciulla racconta una quantità indegna di menzogne ai genitori, gabba il suo pretendente e si fida di una balia ottusa e di un frate pasticcione.

Perché questa storia abbia avuto tanto successo resta un mistero. Non che la critica letteraria, quella seria intendo, sappia offrire grandi orizzonti di riflessione. Una buona parte di studiosi è ancora intenta a dibattere se quest’opera sia da ritenersi effettivamente una tragedia, come il titolo originale vorrebbe, o se sia invece da considerarsi una commedia, nel dubbio si media su un tragicomico e via. Tutti concordi sul giudizio che Romeo e Giulietta sia lontanissimo dai risultati stilistici e contenutistici di un Amleto o di un Otello, nessuno ha ancora trovato spiegazioni esaustive né circa il successo dell’opera in sé, né nella mitizzazione di questa infelice storia d’amore.

Forse è che si cercano spiegazioni complesse a fenomeni ordinari. Forse è solo che in fondo due ragazzini convinti di essere innamorati fanno tenerezza; forse è che in fondo tutti noi speriamo di incontrare un grande amore per cui valga più la pena morire che vivere; forse è che le storie si prestano al mutamento dei tempi con adattamenti non ortodossi ma piacevoli.


Che Romeo e Giulietta oggi rappresentino un sogno d’amore non nuoce a nessuno e anzi giova a chi ne ha fatto un business. Basta ricordare che il E vissero felici e contenti non riguarda quest’opera e quindi è bene non fare auspici rivolti ad altre persone, che se tutti conoscono per sentito dire la storia dei Montecchi e dei Capuleti, capita anche che qualcuno l’abbia letta.

Questa mattina porta una pace che rattrista; nemmeno il sole mostrerà la sua faccia. Andiamo via da qui, a ragionare di questi dolorosi avvenimenti. Per alcuni sarà il perdono, per altri il castigo immediato: poiché mai storia fu più triste di quella di Giulietta e del suo Romeo.

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero