Autore: William Shakespeare
Anno di compilazione: 1594
Genere: Teatro
Recensione di: Chiara Bortolin
Non su tu, ma io non mi sognerei mai di augurare a due sposi Siate come Romeo e Giulietta o Amatevi come Romeo e Giulietta, perché se
è vero che nel pensiero comune le vicende sentimentali di questi due giovani
sono assurti a icona dell’amore assoluto, è pur vero che il testo originale non
rende affatto invidiabile la loro situazione. Non mi riferisco solo all’epilogo, che già di per sé pare
poco desiderabile, considerando che si suicidano tutti e due nel giro di pochi
minuti, ma proprio all’intera vicenda.
Io, di un Romeo, non mi fiderei. Non ci si può fidare di uno
che si dichiara follemente innamorato di Rosalinda e che per essere distratto
dalle pene d’amore viene portato dal cugino e dall’amico a una festa a casa dei
peggiori nemici della sua famiglia! Come minimo, lui e i suoi amici sono degli
incoscienti! Alla festa, poi, incontra Giulietta e in una manciata di ore la
povera Rosalinda è sostituita con la più disponibile Giulietta. In preda all’amore, modo garbato per definire una più
realistica e meno romantica propensione erotica, congeda gli amici e si
intrattiene con la nuova fiamma.
Giulietta:
chi sei tu,cosi' nascosto dalla notte,
inciampi nei miei pensieri piu' nascosti?
Romeo: non so dirti chi sono, adoperando un nome. Perche' il mio nome, o diletta santa, e' odioso a me stesso, perche' e nemico a te. E nondimeno strapperei il foglio dove lo trovassi scritto.
Giulietta: le mie orecchie non hanno ancora udito un centinaio di parole pronunciate dalla tua lingua ,e nondimeno riconosco la tua voce : non sei forse tu Romeo, nonche' uno dei Montecchi?
Romeo: non sono ne l'uno ne l'altro, fanciulla, se a te questo dispiace.
inciampi nei miei pensieri piu' nascosti?
Romeo: non so dirti chi sono, adoperando un nome. Perche' il mio nome, o diletta santa, e' odioso a me stesso, perche' e nemico a te. E nondimeno strapperei il foglio dove lo trovassi scritto.
Giulietta: le mie orecchie non hanno ancora udito un centinaio di parole pronunciate dalla tua lingua ,e nondimeno riconosco la tua voce : non sei forse tu Romeo, nonche' uno dei Montecchi?
Romeo: non sono ne l'uno ne l'altro, fanciulla, se a te questo dispiace.
Non so tu, ma a me Romeo
sembra un frescone che pur di compicciare dichiarerebbe d’essere chiunque.
Giulietta, che a questo punto non pare molto più sveglia, ricambia l’impegno d’amore
e i due decidono, così su due piedi, di sposarsi. Il giorno dopo, grazie alla
complicità della balia di Giulietta e di Frate Lorenzo, i due si sposano di
nascosto.
A buon senso, penseresti
che questo serva a mettere le famiglie di fronte al fatto compiuto, invece no.
Non dicono niente a nessuno e ognuno se ne torna a casa propria, come se nulla
fosse. Romeo anzi va a zonzo con glia amici e in una scaramuccia tra
scapestrati, uccide Tebaldo, che un momento prima aveva ucciso il suo amico Mercuzio.
Romeo viene bandito dalla città e scappa, non prima di aver finalmente consumato
il matrimonio. Giulietta che rimane a
casa sua, sola e deflorata, viene promessa in sposa a un altro, dal momento che
il padre non sa che lei è già sposata. Qui precipita tutto.
Il Frate, altro
personaggio sulla cui intelligenza varrebbe la pena riflettere, organizza un
piano per far ricongiungere i due sposi e svelare a tutti che loro sono già
uniti in matrimonio. Neanche a dirlo, va tutto storto. Il messo che dovrebbe
informare Romeo della finta morte di Giulietta non arriva in tempo, sicché
Romeo, dopo aver reso omaggio al presunto cadavere, e dopo aver incidentalmente
ammazzato il pretendente di Giulietta, si uccide. Lei si sveglia e si uccide.
Arrivano i familiari di tutti e, di fronte a tanto spargimento di sangue,
decidono di riappacificarsi. Fine della storia. Detto inter nos, a me non
convince per niente.
Non che Giulietta faccia
un figura migliore di Romeo. A parte il suo rapido innamoramento, che getta un’ombra
sospetta sulla sua moralità, la fanciulla racconta una quantità indegna di
menzogne ai genitori, gabba il suo pretendente e si fida di una balia ottusa e
di un frate pasticcione.
Perché questa storia abbia
avuto tanto successo resta un mistero. Non che la critica letteraria, quella
seria intendo, sappia offrire grandi orizzonti di riflessione. Una buona parte
di studiosi è ancora intenta a dibattere se quest’opera sia da ritenersi
effettivamente una tragedia, come il titolo originale vorrebbe, o se sia invece
da considerarsi una commedia, nel dubbio si media su un tragicomico e via.
Tutti concordi sul giudizio che Romeo e
Giulietta sia lontanissimo dai risultati stilistici e contenutistici di un Amleto o di un Otello, nessuno ha ancora trovato spiegazioni esaustive né circa il
successo dell’opera in sé, né nella mitizzazione di questa infelice storia d’amore.
Forse è che si cercano
spiegazioni complesse a fenomeni ordinari. Forse è solo che in fondo due
ragazzini convinti di essere innamorati fanno tenerezza; forse è che in fondo
tutti noi speriamo di incontrare un grande amore per cui valga più la pena
morire che vivere; forse è che le storie si prestano al mutamento dei tempi con
adattamenti non ortodossi ma piacevoli.
Che Romeo e Giulietta oggi
rappresentino un sogno d’amore non nuoce a nessuno e anzi giova a chi ne ha
fatto un business. Basta ricordare che il E
vissero felici e contenti non riguarda quest’opera e quindi è bene non fare
auspici rivolti ad altre persone, che se tutti conoscono per sentito dire la
storia dei Montecchi e dei Capuleti, capita anche che qualcuno l’abbia letta.
Questa mattina porta una pace che rattrista; nemmeno il sole mostrerà la sua faccia. Andiamo via da qui, a ragionare di questi dolorosi avvenimenti. Per alcuni sarà il perdono, per altri il castigo immediato: poiché mai storia fu più triste di quella di Giulietta e del suo Romeo.
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