venerdì 9 settembre 2016

Moby Dick

Titolo: Moby Dick ovvero La Balena

Autore: Herman Melville

Anno di pubblicazione: 1851

Genere: Romanzo

Recensione di: Chiara Bortolin


Gli uomini possono apparire detestabili come società per azioni e come popoli; furfanti possono essere, sciocchi e assassini; gli uomini possono avere volti ignobili e insignificanti; l'uomo ideale tuttavia è una creatura tanto nobile e splendente, tanto grandiosa e luminosa che sopra ogni sua macchia ignominiosa tutti i suoi compagni dovrebbero affrettarsi a gettare i loro manti più preziosi. 

Come spesso accade alle grandi opere dell’ingegno, che riescono a leggere i propri tempi e ad anticipare i tempi futuri, quando Moby Dick venne pubblicato fu un vero fiasco editoriale: alla morte dell’Autore, a quarant’anni di distanza, ne erano state vendute forse tremila copie, poche anche per l’epoca.

Il romanzo venne poi riscoperto da uno studioso americano negli anni Venti del ‘900 e, a tempi evidentemente maturi, la riedizione ebbe un successo straordinario, tanto che oggi è considerato un classico a tutti gli effetti.

Ora, affinché un libro diventi un classico è certamente indispensabile una sedimentazione temporale, i classici contemporanei sono quasi ossimorici, ma altri due sono elementi fondamentali: la molteplicità delle tematiche e un’intrinseca attualità.

La trama del romanzo è piuttosto semplice: Ismael, sopravvissuto all’affondamento della baleniera Pequod, narra la sua sfortunata avventura attraverso i mari alla caccia, non già di balene, come credeva al momento dell’ingaggio, ma di una specifica balena, Moby Dick, per volontà del Capitano Achab.

I temi trattati nel romanzo sono molti e stratificati. Per esempio: il tema del viaggio, che è una descrizione storico-geografica affascinante, è avventura di uomini coraggiosi, ma è anche metafora della ricerca di se stessi. Si può leggere del rapporto tra uomo e natura, di come l’uomo cerchi, attraverso la tecnologia, di domare la natura, di come la sfida per i mari modifichi l’animo umano.

Nella vulgata, i temi più noti sono legati al rapporto tra Achab e Moby Dick: l’ossessione che il Capitano sviluppa verso il capodoglio, la lotta titanica tra l’uomo e un gigante della natura, la metafora della lotta del Bene contro il Male. E qui sta la vera attualità della narrazione, il motivo per cui ancora oggi vale la pena di leggere questo appassionato romanzo.

Il cervello umano lavora con metodo euristico, apprende per semplificazione: si apprendono nozioni e informazioni per schemi e più gli schemi sono semplici, più facilmente si apprende. Lo schema bene-male è apparentemente semplice. Nella lotta tra Achab e Moby Dick, si è istintivamente portati a tifare per Achab. Perché è un uomo che sfida la natura, perché è un animo solitario contro una natura immensa, perché la sfida è di per se stessa eroica.

E tuttavia, questo schema così semplice, alla lettura del romanzo, pian piano si sgretola. Se è vero che non si riesce a essere fin da subito dalla parte di Moby Dick, non si riesce nemmeno a stare dalla parte della missione di Achab. Lo schema bene – male salta e costringere a riformulare la domanda profonda, la domanda per antonomasia.

Se si astrae la trama, quel che resta è un Capitano che guida una nave attraverso gli oceani, sacrificando i suoi uomini per uno scopo personale, persuadendo il suo equipaggio che la sua battaglia sia la loro battaglia, che esiste un Male assoluto contro cui combattere e per cui il sacrificio individuale è inferiore al Bene supremo della vittoria.

Povero, Malville! La società puritana ottocentesca americana non era pronta per tutto questo. Ma povere anche le generazioni successive, che hanno seguito Achab in terrifanti battaglie che di epico avevano solo il numero di cadaveri; e povere le generazioni successive alle successive, che ancora si ostinano a imbarcarsi su navi guidate da Achab che li sacrificheranno per i propri scopi.


Moby Dick è la biografia di un superstite a una crociata personale: tutti i suoi compagni sono vittime dell’affondamento della nave e Achab scompare tra il flutti, trascinato in fondo al mare dalla balena. Che poi questa balena fosse davvero il Male assoluto contro cui combattere, nel romanzo come nella vita reale, resta un dubbio, che forse sarebbe meglio tenere a mente.

nfatti, quale che sia la superiorità intellettuale di un uomo, essa non potrà arrogarsi mai sugli altri una supremazia pratica ed efficace senza l'ausilio di un qualche esterno artificio, di una qualche esterna prevaricazione, sempre, in sé, più o meno ignobili e abbietti.

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero