Autore: George Orwell
Anno di pubblicazione: 1945
Genere: Romanzo
Recensione di: Chiara Bortolin
La trama è piuttosto semplice. In una fattoria inglese, tutti gli animali, stanchi di essere sfruttati dall’uomo, si alleano e, sotto la guida dei maiali, cacciano il Proprietario e i suoi aiutanti e avviano una gestione autonoma. Con il passare del tempo, i principi egualitari, che avevano ispirato la riorganizzazione del lavoro e della ridistribuzione delle risorse, vengono smentiti e la situazione degenera fino all’implosione.
Ci ho pensato e ripensato: con qualche sfumatura, ma la trama di questo breve e divertente romanzo non si può raccontare in modo tanto diverso da questo. Penserai: Se la trama è questa, non può essere tanto diversa, lapalissiano. Il punto non è tanto nella trama in sé, ma nel fatto che a me non è riuscito di scriverla escludendo il lessema egualitarismo. E questo è interessante.
Che tu abbia letto La Fattoria degli Animali alle superiori o che lo abbia letto per tuo desiderio successivamente, sicuramente ti sarai trovato davanti a una critica che si fonda su alcuni punti cardine.
Punto numero 1: questo romanzo è un'allegoria del totalitarismo staliniano: punto numero 2: gli episodi salienti dell'intreccio sono chiaramente collegabili a fatti storici ricondotti alla parabola sovietica; punto numero 3: i temi fondamentali sono: lo spirito rivoluzionario, la corruzione dell'ideologia, la propaganda e l'educazione.
Punto numero 1: questo romanzo è un'allegoria del totalitarismo staliniano: punto numero 2: gli episodi salienti dell'intreccio sono chiaramente collegabili a fatti storici ricondotti alla parabola sovietica; punto numero 3: i temi fondamentali sono: lo spirito rivoluzionario, la corruzione dell'ideologia, la propaganda e l'educazione.
Il fatto curioso è che in nell’elenco delle interpretazioni la parola egualitarismo, con tutte le sue sfumature di semantiche e le variazioni grammaticali, non è servita. Eppure nel romanzo è una parola chiave: Tutti gli animali sono uguali che muta nel tempo del romanzo fino a Tutti gli animali sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri.
E qui lancio una provocazione, perché non posso partire dall’idea di aver ragione, ma solo di poter dialetticamente sostenere una posizione comunque confutabile. Supponi, per assurdo, di leggere questo romanzo senza saperne niente, senza pensare al suo significato allegorico storico, senza pensare ai saggi critici che lo accompagnano.
Un gruppo di uomini sfrutta un gruppo di animali, i quali si ribellano allo scopo di fondare una nuova organizzazione sociale in cui Tutti gli animali sono uguali. Ogni animale si impegna, fa quello che sa fare, riceve in base alle sue necessità. Ma qui, già all’inizio c’è una falla. Non è vero che tutti gli animali sono uguali: non è vero dal punto di vista fisico, è evidente, ma non è vero nemmeno dal punto di vista delle capacità. Tanto vero che i più svegli sono i maiali, che si occupano dell’aspetto gestionale, mentre gli altri si occupano di altri aspetti più operativi.
Mi viene allora da riformulare il motto in modo più preciso: Tutti gli animali hanno pari dignità, ma sanno fare cose diverse.
Nel proseguo della narrazione, i maiali incrementano il loro ruolo di guida della fattoria, fino a diventare un gruppo separato dagli altri animali, così anche tra gli altri animali, pian piano si delineano delle differenze di prestigio, di impegno, di qualità della vita. Qui allora potrei scrivere un motto del tipo Tutti gli animali lavorano, ma tutti i lavori sono diversi.
Se vorrai proseguire con il gioco, arriverai alla fine del romanzo con un motto che potrebbe essere, nel contenuto, non molto dissimile da quello di Orwell.
La mia intuizione è che oggi La Fattoria degli Animali possa essere letta in una chiave paradossalmente opposta all’ispirazione del suo Autore. Dal totalitarismo egualitario fallimentare, non è che siamo passati a una proposta di democrazia livellatrice altrettanto fallimentare? I maiali non sono galline e se è vero che sono entrambi animali, se è vero che sono entrambi utili all’economia della fattoria, è pur vero che i maiali non faranno mai uova, ma le galline non saranno mai intelligenti, furbi e capaci come i maiali.
Che poi i maiali si comportino male, può essere ingiusto, ma non si legge in nessuna parte del romanzo, tanto meno nella realtà, che le galline si comporterebbero meglio.
La vera lezione che io leggo oggi in Orwell non è il paradosso del qualcuno è più uguale, ma nella necessaria menzogna che tutti gli animali sono uguali affinché si legittimi una struttura che preveda la diversità. Talvolta via via sempre più immutabile.
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