Autore: Renzo Rossotti
Anno di Pubblicazione: 1996
Genere: Saggio
Recensione di: Chiara Bortolin
Ci sono fatti che, nel momento in cui accadono, occupano le pagine dei giornali, diventano argomento di conversazione, di disputa nei caffè e si immaginano indelebili nella memoria. Naturalmente così non accade e la maggior parte della cronaca si dissolve nel tempo, consegnando alla Storia solo una rarefazione di essa.
Ciò non impedisce a un appassionato di fare qualche ricerca e di restituire al lettore contemporaneo racconti di antica data, ma di attuale interesse. E’ questa l’operazione che compie Rossotti nel raccogliere storie riguardanti vari aspetti di Torino.
Il libro espone in brevi capitoli racconti curiosi, come per esempio la testimonianza dei padroni della stanza affittata da Nietzsche quando soggiornò nel capoluogo piemontese; oppure la ricostruzione della curiosa passione di Lombroso per l’esoterismo o ancora la ricostruzione di casi delittuosi che godettero di notevole attenzione nei secoli passati.
Le vicende narrate sono un gradevole pretesto per ricostruire nell’immaginario una città che nel tempo è stata più volte ristrutturata. Si ripercorrono così vie che non esistono più, si respirano atmosfere di un tempo lontano, si attribuisce un significato nuovo a luoghi che ancora esistono, più usurati dall’abitudine che dagli anni trascorsi.
L’Autore usa uno stile da narratore di aneddoti, più che da saggista, e questa scelta conferisce un tono familiare e avvolgente ai racconti, facendo facilmente perdonare al lettore qualche riga un po’ più ampollosa.
Altro aspetto interessante, un merito da tributare all’Autore, è il saper trasmettere un tratto peculiare di Torino, una mentalità condivisa, che resiste nel tempo, un modo di procedere che definirei sabaudo.
Si trova, questo modo di essere torinese, nei caffè storici, nei salotti ovattati dei palazzi d’epoca, negli ambienti eleganti e austeri dei musei, nelle chiacchiere sottovoce dei passanti, nell’operosità degli artigiani, nello spirito laborioso e geniale di tante esperienze artistiche.
Non c’è nulla di arrogante in questo orgoglio torinese, ma solo la consapevolezza di essere una città con grandi risorse, un laboratorio di ingegni, un luogo di cultura, che nei secoli ha dato vita a grandi personaggi e che ne ha attirati da tutto il mondo.
Un saggio piacevole, da leggere con simpatia e da regalare senza tema di brutte figure, a dispetto dell’edizione economica. Un libro che, in pieno spirito sabaudo, mantiene più di quanto promette.
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