venerdì 10 ottobre 2014

Essere Senza Destino




Prendo il libro in mano, lo guardo, leggo il tiolo, leggo il retro, sai il riassuntino che c'è al fondo, leggo di nuovo il titolo, Essere senza destino. In che senso? Mi chiedo. Nel senso di Vivere senza destino o nel senso Un essere umano senza destino? Lì per lì scrollo le spalle. Sarà uno di quei vezzi che hanno certi traduttori che, non essendo scrittori di loro, si fanno prendere la mano dalle velleità letterarie.
Invece sbaglio. Il titolo originale è quello. Scusi, Signor Traduttore!

Il titolo originale è quello e non è un'ambiguità, è il dilemma che pervade tutto il romanzo e che si scioglie, per l'autore, alla fine. Dico per l'autore perché per il lettore è tutta un'altra faccenda e se il lettore se lo risolve o no sono pure un po' fatti suoi.
 
Il romanzo in sé non ha un tema particolarmente originale. E' uno dei tanti romanzi sulla deportazione. Voglio dire, da Primo Levi a Anna Frank, in mezzo c'è di tutto di più.
Ma questo libro, è un'altra roba! Questo libro è di una bellezza sconvolgente! Questo libro è uno dei pochi, pochissimi, libri che avrai voglia di leggere e rileggere e ogni volta ti sembrerà la prima volta.
Perché, mi chiedi Per diverse ragioni. La prima è che è un libro a cipolla. E' un romanzo, è una testimonianza autobiografica, è un libro di storia, è un libro di filosofia, è un libro di formazione. È l'essenza dell'uomo.

Prendiamo un tema a caso. L'identità, toh, una questione da niente. Il personaggio viene deportato dall'Ungheria in quanto ebreo. Il punto è che lui non si sente ebreo. Lui è nato in una famiglia ebrea, ma non è un ebreo praticante e quindi, semplicemente, non ci pensa. Di fatto scopre di essere ebreo, come etichetta, potremmo dire, perché qualcun altro gli dice "tu sei ebreo" . Uno dei dilemmi è: lui è o non è ebreo, a questo punto?

Se pensiamo alla nostra vita, non è un concetto lontano. Affatto. Noi ci vediamo in un modo, gli altri ci vedono così o in un altro modo? Noi siamo noi fino a che punto? E da dove noi siamo ciò che gli altri credono che siamo?

La questione ti sembra oziosa? Ok, allora ti faccio qualche esempio. Tu hai una certa idea politica, ma quando ti confronti con altre persone potrebbero dirti che tu non sei veramente di destra o veramente di sinistra perché il loro concetto di destra o di sinistra è diverso dal tuo. Tu puoi credere in Dio e professare il tuo culto in un certo modo. E' probabile che qualcuno ti dica che tu non sei veramente cattolico o ebreo o che so io perché pratichi il culto in un modo diverso. Questo ragionamento lo puoi applicare a mille cose: dal tifo allo stadio alle abitudini sessuali a quante volte ti fai la doccia.

Ecco, quello dell'identità è uno dei temi. Poi ce ne sono altri, fantastici!

La libertà! Ah la libertà! Io sono libero quando? Io posso essere libero anche se sono detenuto? posso essere libero se vengo privato della mia identità? E siamo di nuovo lì: sono libero se sono costretto a fare un lavoro che non mi piace? Sono libero se non posso fare quello che desidero? Sono libero?

Questo libro è ambientato in un contesto storico preciso, ma le tracce che lascia vanno oltre il tempo, oltre alla storia, già giù nella nostra anima.

Questo è un libro che parla di un uomo, di ogni uomo, quindi anche di te.

Questo libro è universale.

Questo è un Nobel che merita il Nobel.




1 commento:

Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero