Autore: Truman Capote
Anno di Pubblicazione: 1966
Genere: (Approssimativamente) Romanzo
Per tutti quelli che solitamente non leggono la cronaca nera.
Considera la teoria del caos: la metafora della farfalla che sbattendo le ali a Pechino provoca un
tornado a New York. I matematici la definiscono dipendenza sensibile alle variazioni iniziali. Accade un fatto e
questo modifica altri eventi apparentemente non collegati. Beh questo libro
nasce così.
Novembre, 1959. Truman Capote è nella redazione del New Yorker. Questo Bogart forse un po’ troppo
dandy del giornalismo sta selezionando le notizie degne di un articolo con
alcuni colleghi, tra cui, tanto per dire, il Premio Pulitzer Harper Lee.
Sta fumando con sufficienza
una sigaretta mentre fa scivolare lo sguardo tra le righe battute a macchina di
un dispaccio d’agenzia che tratta cronaca nera. A un tratto si rivolge a
Harper e sentenzia: “Andiamo in Kansas” e Harper che tarsale “In Kansas? E che
ci andiamo a fare laggiù?”
Non lo sanno ancora, ma
laggiù lei ci resterà per mesi, mentre Truman per anni.
Laggiù, un paio di giorni
prima, due delinquenti comuni, che si erano incontrati in carcere, avevano
sterminato una famiglia di agricoltori a scopo di rapina.
Truman parte con l’idea di
scrivere un articolo di cronaca su questo fatto. L’articolo uscirà anni dopo,
addirittura dopo la morte dei due protagonisti, talmente vasto da essere
pubblicato a puntate, sul New Yorker e poi, in seguito, edito come libro: In Cold Blood, A Sangue Freddo.
Questa storia è già di per
sé un romanzo! E la parola, romanzo, è scelta per ragioni precise: se
osservi la copertina del libro, in basso a destra, trovi proprio questa
dicitura. Ma in effetti non lo è.
Forse è stato scritto romanzo
perché non si sa bene come definirlo. Non esiste un articolo di giornale lungo
quasi quattrocento pagine: non è proprio concepibile.
O forse, forse è che Truman
è riuscito a fare qualcosa di veramente straordinario, di una bellezza del
tutto nuova. Tu leggi A Sangue Freddo e sai, fin da subito, di cosa si
tratta, perché non c’è proprio nessun mistero. E’ cronaca.
Ma poi, piano piano, te ne
dimentichi. Non è la tensione di un thriller, non è la brama di conoscere il
colpevole di un poliziesco, no, affatto. E’ lo straordinario fascino della
scrittura. E’ quella nobiltà spietata di restituire gli uomini a se stessi. Di
offrire un volto al diavolo e scoprire che anche tu saresti disposto a berci
una birra assieme.
Devi proprio fare uno sforzo
per ricordarti che è una storia vera. Ecco il regalo che fa Truman, che gli
brucerà la carriera e gli rovinerà la vita. Il regalo è il magnificare la
realtà, il metabolizzare una storia che nasce da un atto di brutalità insulsa
per restituirla in poesia.
Poesia e giornalismo, il
giornalismo pure, quello delle cinque W (who, what, where, when, why - chi,
cosa, dove, quando, perché). Un giornalismo che non riconosciamo neppure come
tale, confusi dalla spettacolarizzazione del dolore e dal moralismo degli
opinionisti.
Truman non commenta niente.
Riporta. Non esprime la sua opinione, ripropone le opinioni dei presenti, le
voci di tutti, gli animi di ogni delle persone coinvolte.
E neppure il titolo, A
Sangue Freddo, è un giudizio. Lo scoprirai se lo leggerai, perché racchiude
un concetto di straordinaria profondità, in uno scambio di battute, anche
questo dissolto nelle cinque W.
A Sangue Freddo
è stato definito in vari modi: il primo romanzo di New Joyrnalusm, un libro neo
neo-realista, addirittura un libro denuncia. Come sovente accade quando ci si
trova davanti a un prodotto dell’ingegno del tutto nuovo, si sente il bisogno
di dare un nome, dimentichi che l’eccellenza è sempre fuori dagli schemi.
Io
non saprei come definirlo. Non mi sentirei nemmeno di dirti che è un libro che
merita di essere letto. Piuttosto, ti direi che sei tu che meriti di leggerlo.
«Il villaggio
di Holcomb si trova sulle alte pianure di grano del Kansas occidentale, una
zona desolata che nel resto della stato viene definita "laggiù". Un
centinaio di chilometri a est del confine del Colorado, il paesaggio, con i
suoi duri cieli azzurri e l'aria limpida e secca, ha un'atmosfera più da Far
West che da Middle West.»
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