Testo di riferimento: I Promessi Sposi
Autore: Alessandro Manzoni
Anno di Pubblicazione: 1842
Genere: Romanzo
Perché l'intransigenza è sempre sospetta.
Mi è tornata in mente in questi giorni, Donna Prassede. Con
allegria, perché quando i classici sussurrano all’orecchio te lo avevo detto, io mi sento sempre confortata. Nessun Oh tempora Oh mores di compiaciuto
disprezzo per la decadenza dei costumi: l’uomo è così da sempre!
Buon per
lei [Lucia, N.d.R.], che non era la sola a cui donna Prassede avesse a far del
bene; sicché le baruffe non potevano esser così frequenti. Oltre il resto della
servitù, tutti cervelli che avevan bisogno, più o meno, d'esser raddrizzati e
guidati; oltre tutte l'altre occasioni di prestar lo stesso ufizio, per buon
cuore, a molti con cui non era obbligata a niente: occasioni che cercava, se
non s'offrivan da sé; aveva anche 5 figlie; nessuna in casa, ma che le davan
più da pensare, che se ci fossero state. Tre
eran monache, due maritate; e donna Prassede si trovava naturalmente
aver tre monasteri e due case a cui soprintendere: impresa vasta e complicata,
e tanto più faticosa, che due mariti, spalleggiati da padri, da madri, da
fratelli, e tre badesse, fiancheggiate da altre dignità e da molte monache, non
volevano accettare la sua soprintendenza.
Donna Prassede è un personaggio minore dei Promessi Sposi, la
incontri nella lettura delle vicissitudini di Lucia, nei capitoli XXV e XXVII.
Quasi inciampi in questo personaggio e, nel quadro complessivo
del romanzo, solitamente la dimentichi con la stessa velocità con cui la storia
si è dimenticata di tutte le Donne Prassede che nei secoli hanno frainteso
l’ideale di cambiare il mondo con l’impiccarsi dei fatti altrui.
(…) era in tutti que' luoghi un'attenzione continua a scansare la
sua premura, a chiuder l'adito a' suoi pareri, a eludere le sue richieste, a
far che fosse al buio, più che si poteva, d'ogni affare. Non parlo de'
contrasti, delle difficoltà che incontrava nel maneggio d'altri affari anche
più estranei: si sa che agli uomini il bene bisogna, le più volte, farlo per
forza
L’irrilevanza di Donna
Prassede ha un suo fascino, dovuto alla grazia tagliente del Manzoni. Donna
Prassede è, dal punto di vista letterario, una perla. In un romanzo come I
Promessi Sposi, di cui è stato scritto di tutto e di più, di cui potrei parlare
per ore, senza esaurire il tema, di cui non saprò mai abbastanza, Donna
Prassede è un dettaglio di fino, come un filo d’oro che arricchisce un arazzo.
Il personaggio, come avrai
intuito, è una donna dell’alta società, che quindi, per la sfortuna di Lucia e
di tante altre persone, non deve lavorare per mantenersi e che ha deciso di
investire questo lusso che è il tempo libero in opere pie. Così dice lei,
sottolinea il Manzoni. Si capisce subito che questa donna cafona e zelante non
va a genio al suo Autore, che, con pochi tratti e molta ironia, la fa apparire,
in sostanza, un’ottusa.
Per fare il bene, bisogna
conoscerlo; e, al pari d'ogni altra cosa, non possiamo conoscerlo che in mezzo
alle nostre passioni, per mezzo de' nostri giudizi, con le nostre idee; le
quali bene spesso vanno come possono. Con le idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve fare con
gli amici: n'aveva poche; ma a
quelle poche era molto affezionata: Tra le poche, ce n'era per disgrazia molte
delle storte; e non eran quelle che le fossero men care…
Donna Prassede diventa, nel
ritaglio di narrazione che Manzoni le concede, un altro dei tanti caratteri: se
Don Abbondio è l’icona del pavido, se Don Rodrigo è un prepotente, se Padre
Cristoforo è la grandezza, Perpetua addirittura diventa per antonomasia, nella
lingua italiana, la tuttofare del Parroco, Donna Prassede ha un suo piccolo momento
di gloria: lei è la bigotta
In buona compagnia, anche
oggi. Perché le abbiamo davanti agli occhi al telegiornale, con le loro facce
senza volto, le Donne Prassede del 2015; le troviamo immortalate nelle
copertine dei giornali, compite in un rigore crudele senza rimorso; chiassose
portavoce di un dio senza mandato
Manzoni si toglie uno sfizio,
nel castigare con l’oblio, nel ridurre a comparsa, l’intransigenza priva di
intelligenza. E questa sorta di leggerezza è molto consolante: le Donne
Prassede ci sono sempre state, ma nessuno le ricorda.
Se non in poche righe, se non
per celebrare la penna del Manzoni, che riesce a strappare un sorriso anche da
un ghigno.
Di
donna Prassede, quando si dice ch’era morta, è detto tutto.
Donna...chi???
RispondiEliminaAppunto...