C’era una volta la buona scuola e non era una favola, era la realtà. C’era una volta la buona scuola fatta da buoni insegnanti che amavano insegnare. E non era una favola.
C’era la Professoressa M., che teneva i corsi di recupero di latino,
per chi era insufficiente, quando i corsi di recupero non erano stati ancora
istituiti. Li teneva nel pomeriggio, a scuola, perché tutti dovevano avere
l’opportunità di recuperare, con l’impegno.
C'era il Professor G., che faceva recuperare in continuo e
non faceva la media con i brutti voti, perché a Lui non interessava il voto, ma
che lo studente capisse Hegel.
C’era la Professoressa C., che ogni estate, a sue spese,
tornava in Inghilterra a studiare, perché, diceva, la lingua si evolve e non si
può insegnare l’inglese che non esiste più.
C’era il Professor P., che iniziava a leggere un capitolo dei
Promessi Sposi, poi chiudeva il libro e recitava a memoria, per noi, perché,
diceva, sentissimo bene le parole.
C’era la Professoressa R., che si era laureata alla Normale,
che avrebbe potuto fare una carriera folgorante chissà dove e invece spiegava a
noi che una rosa è bella perché è rappresentazione di una spirale logaritmica.
C’erano una volta dei Professori, che si presentavano in
classe e spiegavano, anche se c’era autogestione; anche se avevano avuto un
lutto in famiglia; anche se c’era sciopero; anche se la maggior parte degli
studenti tagliava la lezione.
C’erano dei professori che portavano i compiti corretti la
lezione dopo, perché lo ritenevano un dovere; che ti davano del Lei anche se
avevi quindici anni, perché volevano farti capire che la Scuola era una
faccenda importante; che ti trattavano come un discente, perché erano educatori
e non amici.
C’erano dei Colleghi, anni dopo, che ho visto fare lezione
anche se non percepivano il compenso da più di un anno; che partecipavano alle
gite, anche se non sarebbero state retribuite; che erano presenti agli
scrutini, anche se quelle ore non sarebbero state riconosciute economicamente.
C’erano dei Colleghi che pagavano del materiale di tasca
loro, per i ragazzi; che si fermavano a parlare con i genitori, anche finito il
loro orario di lavoro; che si aggiornavano nel tempo libero perché “è per i
ragazzi”.
C’erano e, io credo, ci sono ancora e sono loro la buona
scuola.
Sono quei Professori a cui dedichi il tuo primo trenta
all’università; a cui pensi con gratitudine quando riapri un bel libro che
loro, quindi anni prima, ti avevano spiegato; a cui ti ispiri, quando hai
l’onore, a tua volta, di entrare in un’aula e vedere la tua classe.
C’era una volta la buona scuola e non era una favola. Aveva
dei nomi e dei cognomi e, oggi come ieri, sono loro la buona scuola.
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