giovedì 3 dicembre 2015

Il Secolo Breve

Titolo: Il Secolo Breve

Autore: Eric Hobsbawm

Anno di pubblicazione: 1994

Genere: saggio

Recensione di: Chiara Bortolin

La ragione di questa impotenza non sta solo nella profondità e complessità delle crisi mondiali, ma anche nel fallimento apparente di tutti i programmi, vecchi e nuovi, per gestire o migliorare la condizione del genere umano.

Questa frase non l’ha scritta ieri qualche opinionista con velleità da intellettuale, ma si trova, quasi come un inciso, verso la conclusione di questo saggio, Il Secolo Breve, scritto dallo storico britannico Eric Hobsbawm nel 1994.

Sebbene io consideri questo testo fondamentale dal punto di vista della metodologia storica, non avevo mai pensato, fino a oggi, di presentarlo nel blog. Le ragioni sono diverse: la mole, tanto per cominciare, che ironicamente contraddice al titolo; la lettura, che non consente di rubare qualche minuto mentre si attende l’autobus; il tema, l’analisi del secolo passato, che non offre grandi spazi di sintesi.

I fatti recentemente accaduti in Francia, la nuova tensione tra Russia e Turchia, l’incapacità degli Stati Europei di comportarsi da Europa Unita, mi hanno però fatto ricredere. Soprattuto in considerazione della pletora di opinioni spacciate per verità che per giorni sono state sciorinate con la pedante imperfezione dei dilettanti.

Il Secolo Breve, terzo volume di una più ampia ricerca a cui l’autore si è dedicato, offre una ricca ricostruzione dei fatti, delle connessioni, delle possibili letture degli accadimenti che si sono succeduti nel Novecento.

Il titolo rimanda già a una interpretazione: per Hobsbawm il Novecento inizia nel 1914, con la prima guerra mondiale, e si chiude nel 1991 con il crollo dell’Unione Sovietica. Questo lasso di tempo viene ulteriormente suddiviso in tre blocchi: l’età dei grandi cataclismi, dal 1914 al 1945; l’età dell’oro, dal 1946 al 1973, l’età della frana, dal 1974 al 1991. 

La visione dello storico britannico è ad ampissimo spettro perché tenta di analizzare e riallacciare un numero considerevole di eventi, fenomeni sociali, innovazioni tecnologiche, che hanno investito tutto il mondo.

Questo tentativo è già di per sé molto interessante, perché la tendenza comune è considerare singoli settori, singoli argomenti o singole aree geografiche. Hobsbawm cerca di dare un’impalcatura concettuale all’interno della quale sia successivamente possibile incastonare approfondimenti.

Non per nulla, oltre al suo studio, lo Storico offre ai suoi lettori una lunga ed esaustiva bibliografia e che è un eccellente strumento per applicare la famosa legge libro chiama libro, con la certezza di essere ben consigliati. 

Hobsbawm è uno storico e, come tutti gli storici di intelligenza, dichiara onestamente la differenza tra fatto e interpretazione, tra una possibile interpretazione e una verità oggettiva. La sua formazione, improntata al materialismo storico, lo induce a una visione piuttosto negativa del futuro, ben consapevole che le previsioni sono sempre destinate a essere fallaci.

Conoscere il passato non consente di prevedere il futuro, talvolta non consente nemmeno di comprendere il presente, ma indubbiamente offre altri vantaggi: il primo è avere un approccio critico alle opinioni che si sentono; il secondo è attribuire una dimensione storica, vale a dire temporale, ai fatti e non considerarli nel contingente; il terzo è realizzare che la storia finisce dove inizia la cronaca.

Per il Poeta T.S. Eliot “il mondo finisce in questo modo: non con il rumore di un’esplosione, ma con un fastidioso piagnisteo”. Il secolo breve è finito in tutti e due i modi

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Dedica

Ad Andrea, certo che 'l trapassar dentro è leggero